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Tag: anime, discussione, Sole e Luna
Questo argomento contiene 3 risposte, ha 2 partecipanti, ed è stato aggiornato da lelebaroni 4 anni, 7 mesi fa.
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15 Dicembre 2019 alle 9:34 PM #82824
Ciao a tutti, ragazzi, e… beh, oggi non mi rivolgo a voi a nome del sito, né con il nickname DavidZ99. Infatti parlo come “Davide”, colui che sta dietro tale identità.
Questo articolo è molto personale. La serie animata di “Pokémon: Sole e Luna” è giunta al termine in Giappone ormai da circa un mese, e fin dal suo debutto a oggi essa ha suscitato – e magari continua a suscitare – opinioni che definire “contrastanti” sarebbe riduttivo, se non una definizione minimale: c’è chi la odia ritenendola la peggiore serie al mondo (forse al di sopra solo di BW), chi la ama sostenendo sia la migliore, e pochi che si trovano nel mezzo.
Personalmente mi sono ritrovato spesso nell’ultimo caso, ma al di là dei pareri della community questa serie animata mi ha dato davvero molto da pensare: se da un lato non c’è dubbio che essa abbia compiuto diversi passi indietro rispetto alle precedenti, dall’altro ci sono dettagli che mi fanno pensare come l’anime Pokémon si stia ancora evolvendo, andando incontro ai veterani del brand.
Nello specifico, credo si possa affermare che se XY ha rappresentato un’evoluzione che in futuro la serie animata potrebbe ancora subire mantenendo uno stile shonen, allora Sun&Moon ci ha mostrato come essa possa migliorare qualora si distaccasse da quello stesso stile e ne acquisisse uno nuovo; questa serie, infatti, presenta tematiche e aspetti generali del tutto inediti per l’anime, e se forse alcune di queste caratteristiche difficilmente le rivedremo in futuro, d’altra parte ve ne sono alcune che potrebbero venire riprese nei prossimi anni con maggiore attenzione, portando così a ulteriori progressi in termini di trama e personaggi.
L’obbiettivo che mi sono posto è parlare proprio di ciò, discutere e analizzare quella che è sicuramente una delle generazioni più controverse, per poi fornire la mia opinione definitiva; un opinione che ho potuto elaborare sia personalmente, sia grazie a membri della community internazionale (tra cui alcuni Youtuber stranieri), e che ora fornirò per mezzo di questo lungo e sincero articolo, pieno di spoiler e strutturato in vari punti. E la parola “lungo” non è per nulla casuale, dato che, come potete notare, ho deciso di suddividere l’intero progetto in più parti, tre per la precisione – per quanto mi impegnassi a sintetizzare, c’erano troppe cose che sentivo di dover dire e non ho potuto evitarle.
Chiusa tale premessa, direi di cominciare subito con la prima parte dell’analisi.Una serie nuova: slice of life e world building
Inutile dire che la parola “nuova” si sposa perfettamente con la serie di Sun&Moon. A partire da fattori puramente estetici come disegni e animazioni, per poi passare alla narrazione e ai personaggi (di quest’ultimi parleremo approfonditamente più tardi), questa saga ha decisamente stravolto il nostro modo di vedere l’anime, finendo addirittura (come accennato prima) per dividere nettamente il fandom.
Dopo tre anni, però, credo che sia la natura di tali cambiamenti il vero metro di giudizio attraverso cui considerarli: è evidente che SL non desidera affatto essere la migliore serie Pokémon in assoluto, né rivoluzionare l’anime in qualche modo. Tutto ciò a cui certe scelte puntano è fornire un prodotto che sia diverso dal solito, nel bene o nel male; sicuramente alcune novità possono apparire rischiose, ma a dire il vero proprio il rischio è una cosa a cui siamo ormai abituati: fin dalla sua primissima trasmissione nel 1997, Pokémon si è sempre rivelata una saga pronta a scommettere generazione dopo generazione, e infatti sia successi che fallimenti sono dovuti alle sue scelte spesso azzardate.
In questo caso essi hanno solo compiuto un passo molto più grande del solito, suscitando (naturalmente) a primo impatto diversi grattacapi; però, alla fine della fiera, tutto dipende dai propri gusti personali: le innovazioni a opera di TV Tokyo e The Pokémon Company potranno anche avere alcune falle se viste da un certo punto di vista (come ai tempi le ebbero, nei giochi, le Prove del Giro delle Isole), ciononostante è impossibile giudicare quale stile, quali schemi adottati tra questo anime e quelli precedenti, siano obbiettivamente migliori degli altri, proprio per la quantità abissale di differenze che ci sono. Per cui bisogna solo godere di ciò che si ha davanti, giudicandolo con oggettività ma evitando paragoni costanti (e forzati) per dimostrare cosa sia davvero “migliore” – altrimenti si finisce col non essere abbastanza aperti di mente.
Chiusa questa parentesi vediamo quindi di elencare i principali aspetti che hanno differenziato la settima generazione dal resto dell’anime – e che a volte hanno suscitato controversie.
La prima cosa che mi viene in mente è di sicuro il pattern slice of life adottato sin dai primi episodi, a malapena spezzato da pochi archi narrativi. Quando sentii parlare della Scuola di Pokémon per la prima volta, onestamente rimasi spiazzato e negativo come la maggior parte di voi: la storia di Ash si era sempre basata sull’avventura e sul viaggiare da un posto all’altro, e passare come se nulla fosse a un trasferimento definitivo sull’isola di Mele Mele, per poi frequentare addirittura una scuola dove restare per quasi tutto il tempo, mi ha decisamente sorpreso.
Tuttavia, come potete supporre, oggi non la penso in maniera tanto negativa, e questo soprattutto perché trovo che lo “slice of life” sia stato non solo il metodo migliore per celebrare l’anniversario della serie animata, ma soprattutto per diffondere un’idea di innovazione radicale senza andare contro i principi del brand.
Pokémon trova le sue radici nella convivenza tra esseri umani e creature tascabili, convivenza che tuttavia, ironicamente, non era mai stata trattata in maniera troppo profonda; ecco perché la settima generazione compie la scelta di esplorare la quotidianità dei suoi personaggi anziché mostrarli viaggiare: in questo modo gli autori riescono a tessere per Allenatori e Pokémon storie non solo “nuove”, ma soprattutto più naturali e realistiche. Soprattutto, nel fare ciò decidono di non focalizzarsi in maniera prevalente sulle battaglie, a testimonianza di come non sia necessaria tanta azione per creare una serie anche solo minimamente appetibile – su questo aspetto nello specifico ritorneremo più tardi, in un’altra parte dell’articolo.
SL ha avuto dunque il coraggio di osare, di allontanarsi dalle tradizioni più di quanto l’anime non avesse mai fatto precedentemente; e pur facendolo, non è andata troppo lontano ed è rimasta fedele ai propri principi, essendo che si basa sui rapporti tra Pokémon e uomini. Da qui capiamo anche l’impossibilità di stabilire oggettivamente quale serie sia migliore delle altre, e perché il pubblico si sia addirittura diviso in questi tre anni: persone che apprezzano Pokémon unicamente per le lotte o l’idea di viaggiare saranno orientate verso saghe come XY, mentre troveranno noioso un’anime che si concentra prevalentemente sui rapporti e mette in secondo piano altri aspetti; viceversa, coloro a cui interessa il messaggio di convivenza alla base del franchise adoreranno momenti quali giornate sulla spiaggia o giochi in compagnia, perché consentono di immergersi nell’atmosfera tipica del mondo dei mostriciattoli tascabili – ci tengo a precisare che non è affatto mia intenzione denigrare alcuna serie. I paragoni servono soltanto a sottolineare le differenze tra esse, in maniera tale da comprendere al meglio la situazione.
Dove mi colloco io? Onestamente sono il tipo di persona a cui è mancato il senso di avventura, ma che al tempo stesso ha trovato piacevoli i dettagli sopracitati salvo per alcune occasioni: ho apprezzato i segmenti e le puntate slice of life quando mostravano rapporti realistici tra i personaggi o interazioni interessanti, ma al tempo stesso c’erano casi in cui il clima leggero e la storia poco allettante (suppongo c’entri il desiderio di attirare anche i bambini) non erano facilmente digeribili.
Questo genere di struttura, incentrata su vicende prettamente quotidiane, non costituisce tuttavia l’unica novità della serie in ambito narrativo. Infatti, è interessante notare come le relazioni che si instaurano tra personaggi principali, secondari e di supporto, oltre a risultare costantemente ricorrenti in certi casi divengono persino il motore di partenza di molte storylines.
Prendiamo per esempio il rapporto tra Ash e Kukui. La stima che quest’ultimo prova verso il primo, evidente sin dall’inizio, nel corso della serie finisce per evolvere in qualcosa di più complesso e risulta parte (alle volte persino lo spunto di partenza) di eventi di trama veri e propri, in cui trova ulteriore sviluppo: dalle prime Grandi Prove, dove il Professore sembra vedere un giovane sé stesso, si passa così al matrimonio, alla sottotrama di Mr. Royale e (ovviamente) alla costruzione della Lega Pokémon. Ma la cosa più importante è che tali storie, anziché svilupparsi solo dal punto di vista dei due, proseguono in maniera orizzontale e finiscono per includere anche personaggi quali Torracat e Guzman, di cui seguiremo sviluppo e approfondimento; infine, a partire dal matrimonio e soprattutto con il debutto di Mr. Royale, arriviamo ad affacciarsi anche a Kukui come personaggio individuale, imparando di più su di lui, sulla sua doppia vita e su come il proprio alter ego abbia un grande impatto sulla popolazione di Alola.
Altra storyline di questo tipo è quella che parte dalla relazione tra Pikachu e Poipole: è l’amicizia tra i due ciò che permette all’Ultracreatura di vivere assieme ad Ash, affacciandosi al nuovo mondo in cui si trova e stringendo relazioni nei confronti di tutti i personaggi; successivamente nella storia, Poipole arriva però a riflettere sui legami che ha stretto e a ricordarsi del proprio branco, suscitando nel pubblico interesse riguardo alla propria backstory e le proprie origini. E partendo da questi ultimi dettagli si giunge infine alla vicenda di Necrozma, a Naganadel e al Manalo.
Quanto ho appena spiegato può essere riassunto come un modo di strutturare la serie incentrato puramente sui personaggi, e sulle relazioni tra gli stessi personaggi. “Sole e Luna”, sin dalle sue prime fasi, prende tempo per introdurci ai rapporti che i protagonisti stringono quotidianamente con coloro che li circondando (siano questi persone o Pokémon), e spesso, proprio da lì, parte per tracciare parti di trama specifiche – cosicché eventi quali gli archi delle isole, o singole puntate incentrate sui componenti del gruppo, consentono di “staccare” da tali sottotrame e ritagliare nuovi spazi, dove stavolta il cast viene affrontato più individualmente.
E di nuovo, da qui comprendiamo come sia impossibile decidere la serie migliore: un pubblico che preferisce una storia mandata avanti dagli eventi di trama, dal senso di avventura e dall’azione, punterà a saghe precedenti e considererà “Sole e Luna” come un’anime dalla narrazione lenta, se non addirittura privo di un focus ben definito; in maniera opposta, chi apprezza soprattutto i personaggi e le loro interazioni riuscirà a comprendere la profondità narrativa di questa generazione.Infine, al di là di quanto riguardi la trama o lo sviluppo dei protagonisti, uno di quegli aspetti della serie, precedentemente menzionati, che non sarebbe male rivedere in futuro è senza ombra di dubbio il suo world building.
L’espressione “world building” sta a indicare, all’interno di una storia, l’approfondimento del mondo in cui si svolge la stessa storia per mezzo delle vicende intraprese dai personaggi, cosicché alla fine il pubblico possa rendersi conto di come tutto sia connesso e faccia parte di un unico grande insieme. In Sun&Moon, a essere oggetto di world building sono la già citata quotidianità dei personaggi, le relazioni e interazioni tra gli stessi, e spesso, per mezzo di tutt’e due, l’intera regione di Alola.
Quello che voglio dire è che impossibile non notare come questo anime, anziché proseguire unicamente dal punto di vista di Ash e del cast principale, abbracci anche personaggi e Pokémon che, pur non avendo un impatto tanto profondo sulla serie, finiscono per diventare ricorrenti. Lo stormo dei Pikipek guidati da Toucannon, la signora Kalei e le famiglie dei protagonisti: ogni singola persona o creatura tascabile entra a far parte della vita quotidiana dei protagonisti secondo una continuità più logica rispetto alle altre serie, dandoci l’idea di momenti più genuini e realistici; SL abbatte assolutamente la solita differenza tra filler e canon, e ciò che vediamo risulta parte di un unico grande insieme. Un’unica grande storia in cui tutto e tutti hanno una certa importanza e ricorrenza.
E per mezzo di gente specifica quali i Kahuna delle isole, o il già citato caso di Mr. Royale, l’esplorazione delle loro vite consente anche di comprendere anche dettagli riguardo la cultura di tutta Alola (come menzionato sopra, ed è in tal caso che il “world building” acquista una vera profondità): a cosa si dedicano i Kahuna oltre alle lotte, specie Augusto e Hapi? Che impatto ha la figura più importante dello Stadio Royale? Com’é che gli abitanti di Alola celebra alcune delle sue più importanti figure e tradizioni, come lo Splendente nel caso del Manalo?
Queste e tante altre le domande a cui SL risponde per mezzo della sua narrazione, e di nuovo, anche se non tutto influenza direttamente la trama o i protagonisti, alla fine risulta piacevole poter godere di un respiro più ampio sul mondo.
Ho davvero apprezzato questo sistema narrativo negli ultimi tre anni, e mi chiedo se con “Pocket Monsters” non si voglia puntare a un risultato simile. Mi domando, cioè, se nel corso delle loro avventure Ash e Go stringeranno rapporti con personaggi provenienti da ogni regione (si spera sia inediti che vecchi), e se i rapporti stessi non rimarranno a sé stanti ma saranno la chiave per diverse sottotrame, che convergerebbero poi in un unico gran finale; inoltre, chissà se di regione in regione ci concentreremo più sulla cultura delle stesse, o la vita degli abitanti, anziché su lotte o catture.
Se così fosse, mi piacerebbe davvero molto.Disegni e animazioni
Prima di concludere, una piccola digressione sullo stile artistico – anche se, dopo tutto questo tempo, francamente dubito che chi ha seguito la serie possa mostrare ancora delle perplessità.
Quando vidi il poster per la prima volta, e poi successivamente i trailer, ad essere sincero non detestavo interamente quel che avevo davanti: avrei dovuto abituarmi al viso di Ash, questo è ovvio, ma i primi frame mostrati erano davvero impressionanti. E a partire dalla trasmissione effettiva non ho potuto non affezionarmi a questo stile grafico, il quale (ormai l’avrete capito) è davvero molto diverso rispetto a quello utilizzato precedentemente negli anni, a tal punto che non si può stabilire quale sia oggettivamente il migliore: fino a BW la serie animata si caratterizza per disegni ben definiti e dettagliati, oltre che per un tratto più squadrato e spigoloso, e in XY queste caratteristiche si accentuano maggiormente con tanto (questa è l’innovazione) di una rifinitura in digitale che permette maggiore fluidità e dinamicità dei movimenti, oltre che rendere meglio le emozioni attraverso gli sguardi; con SL, invece, è la prima volta che viene abbandonata l’idea di uno stile particolarmente definito e si va a optare per un character design morbido, tondeggiante e da un tratto a matita più semplice. Ecco il perché di tante differenze.
Ognuno dei due stili presenta sia pregi sia difetti, che a questo punto condizionano il giudizio personale. Molte persone preferiscono lo stile adoperato in XY perché è stato capace di portare una ventata d’aria fresca senza cambiare i canoni tradizionali, o magari perché si sposa con la loro visione della serie animata: essendo che essi apprezzano soprattutto l’azione e il senso di avventura la già citata dinamicità dei movimenti, e l’utilizzo della telecamera 3D per spaziare da un ambiente all’altro, garantiscono indubbiamente un’esperienza coinvolgente e di grande impatto, specie durante le lotte; tuttavia, con l’animazione in digitale vi sono anche problemi quali inquadrature storte e sequenze d’azione “robotiche” (vale a dire più personaggi che si spostano in contemporanea, anzichè uno alla volta, seguendo il moto della telecamera), e inoltre il tratto squadrato e spigoloso mostrava già da tempo certe animazioni e disegni in maniera più legnosa – e nemmeno XY ha risolto questo problema.
Viceversa vi sono alcuni, incluso il sottoscritto, che preferiscono il character design di Sun&Moon i quanto apprezzano la sua maneggevolezza: proprio perché le linee sono più morbide e non vi sono troppi dettagli, gli animatori possono gestire più facilmente il tutto e dedicare maggior tempo ad animare sia i movimenti dei personaggi (che sono molto più naturali, basta guardare a dettagli minimi quali il moto delle labbra e capelli che ondeggiano al vento), sia, soprattutto, le espressioni facciali; sono proprio quest’ultime il reale punto di forza dell’anime di “Sole e Luna”, in quanto i visi vengono deformati di continuo per meglio esprimere varie emozioni: dalla tristezza alla rabbia, passando per la felicità, lo sconforto e lo straniamento, questa serie gioca con tratti somatici di Pokémon ed esseri umani sfornando delle vere e proprie perle in ambito espressivo; XY/XYZ (come potete vedere dalle immagini sopra) aveva già fatto dei passi da gigante sotto quest’aspetto, ma le linee morbide adottate con l’ultima serie hanno a mio avviso consentito una spinta in più – e sì, lo so cosa state pensando, ma la comicità scaturita dalle espressioni facciali deriva dalla direzione della serie, e in ogni caso non intacca gli innumerevoli esempi più seri in merito al potenziale artistico di Sun&Moon. E al di là dei movimenti corporei o delle espressioni facciali, il character design di settima generazione colpisce in pieno nella realizzazione di sfondi e ambientazioni: paesaggi magnifici, edifici ben disegnati e una natura coloratissima dimostrano come i disegni esprimano appieno l’estetica della regione.
Insomma, se il comparto grafico in XY/XYZ ricercava soprattutto azione, intensità e scene drammatiche, quello applicato in SL si adatta a ogni genere di situazione, da quelle più intense ad altre maggiormente tranquille, per poi arrivare a lotte dall’ottima coreografia e scene tanto struggenti da far piangere; uno stile, quindi, capace di suscitare sensazioni diverse a seconda di come utilizzato. Purtroppo però anche qui vi sono delle imperfezioni: la base a matita, anziché in digitale, previene l’utilizzo della telecamera 3D e di conseguenza non garantisce quella profondità di campo vista con la sesta generazione; e spesso il budget per episodio è stato ridotto a tal punto che si assiste, in determinate scene, a modelli dei personaggi vagamente abozzati appena accanto ad altri maggiormente definiti – il ché può generare delle inconsistenze nelle animazioni.
In ogni caso, a prescindere da pregi o difetti è curioso notare che, per la prossima serie in arrivo, TV Tokyo ha deciso di proseguire sulla strada intrapresa dal 2016, riuscendo al tempo stesso a effettuare dei miglioramenti. Come già abbiamo approfondito nella nostra analisi del primo trailer, il character design di “Pocket Monsters” è palesemente lo stesso usato durante la saga di “Sole e Luna”, solo che presenta un maggior numero di dettagli e un tratto, per capelli e vestiario, più spigoloso e simile a quello visto con la saga XY, a testimonianza della volontà, da parte dello staff, di continuare a fare cambiamenti per poter raggiungere dei progressi; infatti è evidente che, dopo aver sperimentato entrambi i tipi di character design, si è arrivati a concepire una nuova visione dell’ultimo con l’aggiunta di elementi del passato.
Bene ragazzi, qui si conclude la prima parte. Nella successiva, che arriverà tra qualche giorno, andremo ad analizzare i personaggi nello specifico.
14 Febbraio 2020 alle 10:36 PM #84632Principali, secondari e di supporto: una storia per tutti
Credo possiamo essere tutti d’accordo riguardo al maggiore problema riscontrabile nel gruppo principale: è troppo grande.
L’anime, specie durante il secondo blocco occidentale di episodi, si è concentrato molto sulla trama dei giochi originali, al punto da dividersi in diversi archi; se già la storia è lunga e richiede molte puntate, quelle disponibili per i personaggi non possono essere altrettanto numerose.
E di nuovo, siccome i personaggi sono davvero tanti in definitiva non è possibile concentrarsi equamente su di essi, e a mano a mano che la serie prosegue approfondimento e sviluppo possono avvenire “in ritardo”, risultando talvolta anche poveri e inconsistenti.
Tuttavia, c’è da dire una cosa in proposito: è un errore pensare che lo sbilanciamento nello sviluppo e nella progressione dei personaggi sia un’esclusiva di SL. Infatti, se si dà uno sguardo veloce alle passate saghe della serie animata si noterà come esso sia sempre stato una specie di “costante”: la Serie Originale era focalizzata interamente su Ash, lasciando quasi niente di rilevante a Brock e Misty; e XY, la prima serie a dedicare finalmente archi e storie precise anche ai protagonisti secondari, comunque non tralascia l’importanza di Ash e Serena prima di tutti quanti: Lem infatti, a seguito della sua Lotta in Palestra, pur mantenendo un certo ruolo non riceve più uno sviluppo di alcun tipo, mentre Clem inizia soltanto durante la saga di XYZ a divenire un personaggio chiave – e in ogni caso Ash risalta più di lei.
Tutte le serie Pokémon presentano dei difetti in merito alla gestione del cast principale, o scelgono più semplicemente di focalizzarsi prevalentemente su Ash e l’eroina di turno – è solo che in SL lo sbilanciamento è molto più ovvio e facile da individuare.
Parentesi sulla gestione del gruppo completata, non è detto che i protagonisti siano scritti male, e questo per via di vari aspetti che, in linea con il concept della scuola, li rendono davvero unici, nuovi e realistici. Tanto per iniziare, uno di questi è sicuramente il fatto che vadano a scuola: nelle precedenti serie, essendo continuamente in viaggio, i protagonisti possedevano tratti caratteriali che li rendevano per certi versi indipendenti, mentre in “Sole e Luna” l’assenza di un obbiettivo concreto che spinga i membri del gruppo a viaggiare e a migliorarsi, oppure la mancanza del desiderio di spostarsi in sé, ci consentono di comprendere il modo di ragionare dei protagonisti e di guardare alla loro scoperta di Alola secondo un determinato punto di vista.
Tutto ciò che a loro interessa è vivere la propria quotidianità nella maniera più realistica possibile, dedicandosi a hobby e doveri che fanno parte della loro caratterizzazione e li avvicinano a noi; ci sentiamo simili ai protagonisti perché anche noi ogni giorno ci alziamo con in mente qualcosa a cui dedicarci: la loro vita è la stessa vita che trascorriamo tutti quanti. Eppure, nel corso della serie possiamo notare come certe esperienze vissute dai protagonisti li influenzino in qualità di gruppo e li spingano a mostrare interesse per ciò che è al di fuori del loro mondo: tra tali occasioni possiamo citare le due puntate ambientate a Kanto, prima volta che la classe si separa da Alola ed entra in contatto con luoghi e concetti sconosciuti; le missioni da Ultraprotettori, durante le quali essi risolvono problemi svariati affidandosi interamente a sé stessi; e soprattutto il progetto di ricerca sull’Isola di Poni, primo momento in assoluto dove i sei decidono di spostarsi autonomamente, viaggiando a tutti gli effetti per l’isola e arrivando addirittura a mandare Kukui, l’insegnante che solitamente ha il dovere di badare a loro, indietro.
È ovvio che i protagonisti siano dotati di una certa indipendenza, così come essi ricevono momenti in cui risaltano individualmente, ma SL sceglie anche di far maturare l’intero gruppo, rendendolo lentamente più aperto al mondo circostante anziché mostrare fin da subito i membri quali persone che dormono continuamente all’aperto, o a cui verrebbe in mente senza difficoltà di viaggiare per la regione e stare lontani da casa – e pure questo contribuisce ad avvicinare i protagonisti al pubblico.
Altro aspetto interessante del cast è la dinamica innovativa tra i membri del gruppo. Se in precedenti stagioni potevi vedere che ogni protagonista era diverso dagli altri, e niente più, qui abbiamo per ciascun personaggio tante somiglianze, eppure differenze, con il resto della cerchia: Ash presenta aspetti della personalità in comune con Kawe, Ibis e (di meno) Chrys, però è completamente diverso rispetto allo stesso Chrys e a Lylia quando si tratta di coraggio, forza o semplicemente capacità atletiche; Lylia è intelligente quanto Chrys e gentile come Suiren e Ibis, tuttavia la sua personalità timida entra spesso in contrasto con l’esuberanza di Ash e Kawe, o il carattere energetico della precedente Suiren, e così via dicendo.
Infine, ed è questo il focus della seconda parte, al di là dei problemi sopracitati ogni protagonista e personaggio di supporto possiede una storia ben precisa narrata dall’inizio alla fine. Andiamo ad analizzare brevemente, ma con attenzione, come sono state gestite tali storie episodio per episodio, spaziando ogni personaggio e individuandone pregi e difetti.Chrys.
Chrys è… un bambino.
Episodi come l’introduzione al personaggio e la morte dei Minior consentono di esplorare l’intelligenza e la curiosità di questo personaggio, appassionato di programmazione e sempre aperto ad analizzare quel che lo circonda (incluso lo spazio profondo, passione da cui parte l’obbiettivo unico di divenire astronauta), mentre la puntata incentrata sul trasloco mostra un suo lato fortemente sensibile: egli infatti si preoccupa prima per i suoi amici che per sé stesso, ma quando viene fuori che non dovrà trasferirsi, anziché esserne contento si fa prendere dall’ansia in maniera inutile e (per l’appunto) infantile, tipica di chi non sa come comportarsi e cade in paranoia senza capire che la situazione è più semplice di quanto possa pensare, arrivando persino a piangere di fronte a tutti quando trova il coraggio di dire la verità; ciascuno di questi tratti caratteriali conferisce a Chrys una psicologia precisa, rendendolo realistico e del tutto identico a un normalissimo ragazzino.
E i tratti caratteriali non si fermano qui, poiché altri episodi e scene generali aprono alla sua palese golosità e soprattutto a mancanze infantili quali la paura del buio e la bassa autostima in merito alle capacità fisiche; mancanze, tuttavia, che egli riesce a superare quotidianamente, un po’ alla volta, grazie all’aiuto dei propri Pokémon.
Ed è da qui che giungiamo a discutere dello sviluppo di Chrys come personaggio. Tra tutti i protagonisti, l’Allenatore di tipo Elettro ha cominciato a ingranare abbastanza in tempo a dire il vero, ma poi è andato “in stagno” fino a quando, nell’ultima stagione, lo stesso Charjabug non si è evoluto in Vikavolt; comunque sia, da allora l’intervento del Pokémon Cervolante è stato fondamentale, dal momento che Chrys comincia ad abbattere finalmente i limiti infantili di cui abbiamo parlato prima: durante una gara egli supera la propria paura del buio (ed è stato impressionante a dirla tutta, considerato che questa paura è stata trattata inizialmente come una mera gag); successivamente impara sia ad avere maggiore coraggio, senza ricorrere all’aiuto dei più esperti Ash e Kawe, sia a ragionare più col cuore che con la testa, sincronizzando i propri sentimenti con Vikavolt e padroneggiando “Bozzolo Fatale”; e infine, durante la Lega di Alola arriva a porsi l’obbiettivo di sconfiggere proprio Kawe, un Allenatore decisamente più forte di lui, dopo essersi reso conto di quanto trovi divertenti le lotte Pokémon.
Chrys possiede dunque una storia semplice e realistica: quella di un bambino che cresce poco a poco nella propria vita, facendo esperienze che gli consentono di superare insicurezze e limiti personali. E la sua psicologia risulta ben realizzata.
L’unico difetto, se si può considerare tale, è forse che il suo sviluppo è stato condotto con costanza solo quando l’anime si è avvicinato alla conclusione, e inoltre alcune delle puntate a lui dedicate non sono neanche tanto memorabili, risultando episodi dalla storia piatta e generica.
Ibis.
Sappiamo che quando sua madre morì di malattia, Ibis si colpevolizzò per quel che le aveva detto. Ciò che forse però non è stato notato altrettanto è come questa backstory non nasca dal nulla, ma al contrario sia solo un grande passo avanti all’interno di una storia durata per molto tempo: tutti gli episodi incentrati sul personaggio, infatti, risultano focalizzati o sulla sua famiglia, o sul sogno di mandare avanti il ristorante, con le uniche eccezioni in SM59 e SM82 dove, tuttavia, la trama risulta comunque essere legata a persone e Pokémon che conoscono la madre; Suiren è infatti l’unica amica a sapere della perdita, mentre Bounsweet venne catturata proprio dalla donna nonostante, in SM04, Ibis avesse affermato di averlo preso da sola – poiché, possiamo supporre, non riuscendo a perdonarsi per ciò che era successo desiderava nascondere l’esistenza della madre.
E se uniamo ciò che accade negli episodi sopracitati al carattere positivo e sorridente che Ibis ha mostrato fin dal proprio debutto, il discorso diventa chiaro e preciso: quando sua madre morì la bambina subì un trauma terribile, che tuttavia riuscì a mettere da parte (ma non a superare) grazie alla propria positività e all’aiuto della “sorellina” Bounsweet; in seguito, ella avrebbe cominciato sia a lavorare al ristorante, sia a frequentare la Scuola di Pokémon. Tuttavia, in SM39 apprendiamo sia che lavorare non è mai stato facile, soprattutto perché si è spesso occupata delle mansioni domestiche al posto del padre, sia quanto, in maniera del tutto umana, la positività di Ibis abbia un limite e la ragazza possa stressarsi facilmente; infatti, ella è costretta a cucinare senza sosta mentre il padre pensa solo a stare di fronte alla televisione per diffondere il buon nome della Cucina di Aina (azione che oggi possiamo dire essere comprensibile, in quanto egli sta presumibilmente cercando di rafforzare il prestigio del luogo pure per la moglie defunta, ma tuttavia sbagliata in quanto gli impedisce di guardare ai sentimenti della figlia), e alla fine si sente talmente frustrata da arrivare a scappare di casa – salvo poi tornare una volta compreso che deve sfogarsi direttamente con il genitore.
C’è poi da discutere anche in merito all’ultimo famigliare, il fratello maggiore Artos.
È evidente come proprio il viaggio intrapreso da questi abbia spinto Ibis a coltivare il proprio sogno, ossia lavorare e creare nuovi piatti per poter, un giorno, migliorare come cuoca e rendere il ristorante di famiglia il migliore della regione di Alola, ed è anche interessante la dinamica tra i due: prima di tutto, nonostante sia tecnicamente la più piccola, Ibis costituisce spesso la voce della ragione per il suo altrimenti esuberante fratello, e in secondo luogo va notato quanto i due si sostengano a vicenda: come la ragazza ha ricevuto da Artos un libro di ricette con cui ha potuto cucinare, lo stesso Artos non si sarebbe rimesso in viaggio tanto presto se prima non fosse stato ispirato dai miglioramenti della sorella in SM71.
In conclusione, Ibis è un personaggio dalla caratterizzazione complessa: da un lato responsabile (porta sulle spalle l’intero ristorante), positiva e soprattutto gentile, capace di andare avanti nonostante la situazione famigliare e sempre attenta a come si sentono gli altri (al punto da organizzare spesso feste per riunire il gruppo); dall’altro, tanto immatura da scappare di casa senza discutere con il padre, e con dei normali limiti in merito a pazienza e stress.
La sua storia (o meglio, la storia della sua famiglia) è stata raccontata lascaindo poco al caso, e SM108 chiude questa storia mostrando il primo passo verso un’evoluzione psicologica del personaggio: dopo aver imparato, ai tempi, ad essere franca con suo padre, adesso la ragazza affronta il fantasma del suo passato e si libera del peso portato addosso per anni. Ahimè, c’è da dire che padre e fratello potevano essere approfonditi meglio in merito al rapporto che avevano con la donna defunta, così come la stessa – anziché apparire unicamente in quest’occasione – sarebbe potuta essere menzionata durante il primo flashback sull’infanzia della bambina; al contrario, l’assenza di menzioni e di dialoghi in tema danno l’idea di una vicenda non narrata propriamente, o di una backstory tirata fuori solo all’ultimo minuto.
Ma nonostante tutto questo, credo seriamente che con Ibis ci troviamo davanti a un personaggio realizzato più che decentemente.
E a seguito dell’incontro nella nebbia, vi sono pure altri momenti dove la ragazza fa progressi: in SM121 ella, dopo aver passato tanto tempo off-screen a preparare nuovi piatti, capisce che il miglior ristorante è quello che riesce ad essere maggiormente ospitale e che possiede la migliore clientela, decidendo di impegnarsi per poter servire sia a Pokémon sia a persone; e durante la sua lotta contro Suiren alla Lega di Alola, riscopre il proprio legame con Tsareena e comprende come ora le due debbano soltanto combattere insieme.
In conclusione una storia scritta piuttosto bene, ma analogamente a Chrys Ibis soffre di uno sviluppo ritardatario, non tutti gli episodi a lei dedicata sono memorabili, e come già detto vi sono parti in merito alla sua situazione famigliare che avrebbero necessitato di una gestione più accurata.
Suiren.
Quando parlo di interazioni e profili realistici per i personaggi, sento di non poter non citare la backstory di Suiren. Mi è piaciuto molto vedere come da piccola la ragazza fosse sorprendentemente timida e introversa, e che sia divenuta la persona forte e determinata che abbiamo potuto ammirare solo grazie all’amicizia con Ibis, completamente diversa da lei caratterialmente; un’amicizia che viene mostrata spesso nell’anime, in maniera diretta e indiretta.
Al di là del rapporto con l’amica, poi, un altro aspetto realistico di Suiren sta nelle sue “stranezze”: momenti, piccoli siparietti in cui il personaggio mostra di possedere gusti strani o se ne esce con frasi buffe. Non mi riferisco ai classici scherzi e prese in giro, ma a certe scene, osservazioni e in generale atteggiamenti strani e divertenti che il personaggio tira fuori in maniera del tutto naturale; alcuni potrebbero pensare sia una cosa da niente, ma io credo si tratti di una sfumatura in linea con la backstory sopracitata: cos’è più realistico di una persona che, dopo un’infanzia in cui era impacciata socialmente, ora si mostra agli altri per quel che è rivelando gusti diversi e particolari?
Parentesi sulla personalità completata, passiamo ad altro. La storia di Suiren si sviluppa a partire da SM05, grazie a cui comprendiamo che la ragazza possiede una mentalità semplice e non ha obbiettivi di grande spessore, essendo interessata prevalentemente a giocare con i palloncini di Popplio; tuttavia, i suoi intenti subiscono un grande scossone durante l’arco di Akala.
Al pensiero di poter usare le mosse Z Suiren inizialmente mostra di non sapere come comportarsi, dato che si tratta di una possibilità inaspettata, di un evento accaduto dal nulla; ma dopo aver sconfitto Wishiwashi ella accetta comunque di ricevere l’Idrium Z, in quanto l’ha conquistato durante una sfida legittima, dando prova della propria determinazione; e nel mezzo degli allenamenti per padroneggiare il Potere Z, ella capisce quante infinite possibilità vi siano oltre alle lotte per esprimere il legame tra uomini e Pokémon, decidendo di superare i propri limiti: Iolana, la sua maestra, è infatti una donna che sfrutta le mosse Z in maniera quasi artistica, esibendosi in spettacoli che rappresentano il suo amore per l’oceano – amore che prova anche la ragazza.
Pur conservando sogni d’infanzia quali esplorare il mare all’interno di una bolla o pescare il leggendario Kyogre, in poche puntate Suiren compie un’evoluzione sorprendentemente radicale, da una bambina interessata solo a giocare ad una combattente sempre pronta a nuove sfide: inizia a trovare gusto nel mettersi alla prova assieme ai suoi Pokémon, e comprende la vastità del mondo attorno a lei. Da notare, a questo proposito, come durante l’Aether Arc lei sia la prima a voler riprendere gli allenamenti nelle lotte compiuti a Kanto, e ovviamente come sia per molto tempo l’unica ragazza del gruppo ad esercitarsi in vista della Lega di Alola; quest’ultimo arco chiude poi il suo percorso, mostrandola ora quale un’Allenatrice competente, che elabora strategie precise e che conosce dettagli specifici in merito a mosse e Pokémon: per esempio, sapeva che con Schermaglia il Golisopod di Guzman avrebbe attaccato per primo, e ha insegnato una mossa di copertura a Primarina in previsione di uno svantaggio del tipo.
Suiren è per certi versi simile all’oceano: di norma calma e tranquilla, ma capace di mostrare una forza impetuosa. Purtroppo, però, i suoi progressi sono stati davvero inconsistenti per gran parte della serie: tra la Lotta in Palestra a Celestopoli e l’annuncio da parte di Kukui della Lega Pokémon passa una settantina di episodi, ma l’interesse competitivo del personaggio non viene mai ripreso; e l’idea di comprendere meglio l’oceano, vista in SM40 e sull’Isola di Poni, alla fine non sembra ricoprire chissà quale ruolo nella sua caratterizzazione, risultando anzi il classico obbiettivo poco approfondito che abbiamo già avuto modo di vedere in passato con personaggi del calibro di Misty, Iris, Spighetto e così via.
Kawe.
Kawe colpisce, almeno dal mio punto di vista, perché mostra fin da subito un certo multilateralismo. Un individuo responsabile al punto da condurre più attività contemporaneamente – tra studio, lavoro in fattoria, consegne mattutine ed esercizi notturni -, serissimo negli allenamenti e in merito alla cultura della propria regione, specie per quanto concerne Potere Z e Giro delle Isole, eppure tanto gentile e protettivo (soprattutto con la sorellina Rosy) da sfociare spesso in siparietti comici; e non parliamo poi del suo cuore ardente, anch’esso un lato comico poiché lo porta a commuoversi di continuo.
Ma c’è un aspetto del personaggio di Kawe che non posso non citare: la sua “rivalità” con Ash, la cui forza, quasi paradossalmente, sta nel non essere una reale rivalità.
È chiaro come l’uno consideri l’altro il proprio migliore amico, come loro siano due spiriti ardenti che nel corso della serie trovano modo di competere assieme e di divertirsi, sostenendosi quando è necessario e diventando seri qualora la situazione si faccia più seria.
Non vi sono contrasti psicologici o confronti costanti perché essi andrebbero contro il significato di questo rapporto, ossia riscoprire la gioia e il divertimento che si hanno quando si compete tra amici. Semplice ma interessante, e inoltre l’ennesimo dettaglio che dona a Kawe un maggiore spessore quale personaggio – è in grado di restare serio, eppure divertirsi come qualunque ragazzo della sua età.
Direi che abbiamo parlato abbastanza della personalità di Kawe, quindi passiamo alla sua storia/sviluppo. Come immagino sappiate, l’obbiettivo di quest’ultimo è diventare un Allenatore più forte, e ciò che mi ha stupito è il fatto che le puntate dedicate ai suoi progressi sono diverse rispetto a episodi tradizionali; la sua vicenda lo vede crescere e migliorare non affrontando competizioni di qualche tipo, bensì imparando piccole quanto importanti lezioni attraverso i propri Pokémon, e legando al tempo stesso con essi: in SM34 subisce la sua prima sconfitta e capisce, allenandosi con Turtonator, l’importanza delle strategie e di studiare l’avversario; in SM71 comprende come debba essere maggiormente tollerante con il suo Marowak e avere più fiducia in lui, iniziando a usarlo nelle lotte tanto quanto Turtonator; e in SM107 egli, cercando un modo per divenire più forte, lega maggiormente col proprio Charizard (unico Pokémon con cui non aveva mai lottato) e dimostra al nonno defunto i progressi nel volo, ottenendo un nuovo Cristallo Z.
Uno sviluppo originale, se non in linea con le tematiche di Alola. E durante la Lega Pokémon il ragazzo di Akala mette in pratica tutto ciò, dapprima utilizzando Charizard in una lotta e poi, soprattutto, arrivando per mezzo delle proprie tattiche a sorprendere e mettere all’angolo Iridio, avversario più abile di lui.
Onestamente l’unico problema con Kawe, oltre che gli sono stati dedicati letteralmente solo quattro episodi rilevanti prima della Lega, potrebbe essere la mancanza di un vero “scontro” tra lui e Ash; sì, abbiamo detto che la loro non è una rivalità vera e non ho intenzione di rimangiarmi queste parole, ma il fatto è che Kukui all’inizio della serie lascia intuire qualcosa di importante in merito alla loro interazione, e io mi chiedo se in origine non fosse davvero stato programmato uno sviluppo del genere – e poi accantonato per ragioni che non conosciamo.
Gettare idee sui personaggi o la storia sin dall’inizio normalmente sta a indicare una certa importanza degli stessi, quindi non posso fare a meno di pormi domande.
Lylia.
Ed ecco finalmente la vera protagonista dell’anime di Sun&Moon.
Credo che possiamo concordare tutti su come quella di Lylia sia una caratterizzazione decisamente drammatica. Trattasi di una bambina a cui è stata letteralmente portata via l’infanzia, essendo che ha subito un trauma tanto forte da causare in lei una fobia per i mostriciattoli tascabili che ha sempre adorato; e il fatto di non riuscire a spiegarsi tale fobia, avendo lei rimosso dalla mente l’evento, è ciò che maggiormente ha condizionato il carattere e l’atteggiamento del personaggio.
All’esterno, infatti, Lylia appare come una ragazza gentile ma anche molto timida e introversa, e sebbene le piaccia davvero studiare i Pokémon (lo sappiamo perché si dedica a ciò anche dopo aver superato il proprio trauma), non sarebbe strano supporre che il suo sia anche un tentativo per riuscire ad avvicinarsi agli stessi ora che non può più normalmente.
Ma se tutto questo è qualcosa di facilmente intuibile, c’è un lato di Lylia che ho l’impressione non sia passato sotto gli occhi di tutti: la sua reale condizione.
Lylia è quel tipo di persona che, una volta entrata in un gruppo, capisce quanti limiti, o comunque differenze, presenta rispetto agli altri; è innegabile come ella lotti duramente non solo per toccare i Pokémon, ma anche in molte altre cose a causa di varie difficoltà e mancanze: la sua situazione famigliare non è delle migliori, e se ne accorge durante un pigiama party a casa di Ash; non ha esperienza in attività che per gli altri sono all’ordine del giorno, come il campeggio; non è per niente atletica (tanto da faticare persino a lanciare una Pokéball), ed esperienze come il salto con slitta in SM60 mostrano pure i problemi derivanti dalla sua timidezza; e durante il viaggio con Iridio per raggiungere l’Altare Solare, ella comprende subito di essere inesperta e ingenua rispetto al fratello, al punto da dubitare della propria utilità.
Come se tutto ciò non bastasse, la maggior parte delle volte Lylia ha spesso cercato di giustificare i propri errori in maniera logica, segno di quel tipico imbarazzo che si prova quando si è in una condizione diversa da chi ci circonda, e purtroppo capita spesso che, anche a seguito di certi progressi, il personaggio abbia di fronte un’ennesima prova di quanto sia indietro: dico così perché, anche dopo aver catturato il suo Bianchino, un attimo dopo cade quasi in depressione non potendo ancora toccarlo, e sebbene il superamento del proprio trauma consenta di ammirare la sua determinazione, appena una puntata dopo ella scopre che la determimazione da sola non è sufficiente, in quanto (come precedentemente menzionato) l’avventura con Iridio le apre gli occhi su quanto complesso sia il mondo intorno a lei rispetto a quel che legge nei suoi libri – sia chiaro, Lylia non soffre di un complesso d’inferiorità, bensì è più corretto dire che ella, un po’ come tutti noi nella nostra vita, capisce sempre di più la propria posizione entrando a contatto con gli altri.
Quella del personaggio, insomma, è una storia che non parla (soltanto) di Pokémon, ma più nello specifico di una persona che grazie ai Pokémon raggiunge importanti traguardi: certi aspetti della sua persona, come la timidezza o le difficoltà atletiche, rimangono anche con l’avanzare della serie, tuttavia Lylia compie progressi che hanno importanza prima di tutto per sé stessa, scoprendo al contempo di possedere una grande determinazione. Tanto per iniziare, toccando i Pokémon ella fa lentamente un passo dopo l’altro come persona e Allenatrice, imparando a lottare, cavalcare e in generale ricominciando a godersi la propria vita quotidiana, dopo aver passato anni chiusa in sé stessa e impossibilitata a interagire con i mostriciattoli come le altre persone; successivamente, supera pure il proprio trauma per merito di Silvally, ed è così che il suo sviluppo principale giunge a una conclusione, poiché finalmente riesce a riprendersi l’infanzia che aveva perduto.
A questo proposito, diversi episodi a partire dalla cattura di Bianchino (e soprattutto a seguito dell’evento con Silvally) mostrano come poco a poco la Lylia introversa e timida prima menzionata faccia spazio a un nuovo e più estroverso personaggio, il quale tra grandi sorrisi e luccichio negli occhi si rivela capace di esprimere quella gioia e quei sentimenti infantili che aveva represso dentro di sé;
ed eventi quali le missioni degli Ultraprotettori, la lotta contro Tyranitar, la Lega di Alola e la ricerca di suo padre sono esempi della sicurezza acquisita nel tempo dalla ragazza, che ora è in grado di dare il massimo in qualunque occasione, con o senza l’assunzione della tanto amata “Forma Z”, e non ha più paura di fallire o di dover giustificare tutto: affronta a testa alta il fratello durante gli ottavi di finale per esempio, oppure non si arrende all’idea di padroneggiare la mossa Z nonostante sia stato un fallimento – in particolare, uno dei miei momenti preferiti è quello di Tyranitar, dal momento che Lylia, come chiunque farebbe in una situazione del genere, non può fare niente se non basarsi su come agirebbe chi fosse più esperto di lei.
Infine, ultima parte dello sviluppo di Lylia riguarda il rapporto con la sua famiglia. Se all’inizio abbiamo una bambina ingenua, che presenta una sfiducia infantile nei confronti della madre e la incolpa costantemente per concentrarsi più sul lavoro, in seguito ci ritroviamo di fronte una ragazza che comprende perfettamente ragioni e comportamento della stessa: Lylia si sfogherà effettivamente con Samina, urlandole quanto detesti venire trattata da quest’ultima come una bambina, tuttavia rifletterà anche su tali azioni e si dimostrerà più comprensiva verso il genitore; ciò viene mostrato in particolare quando Samina racconta ai propri figli del marito Paver, in un momento dove la protagonista, pur non sapendo niente di ciò che è successo, accoglie la donna a braccia aperte affermando di comprendere le sue ragioni.
E parlando di Paver, notevole come Lylia abbia deciso di cercarlo personalmente nonostante l’ignoranza: chiara dimostrazione del fatto che ormai non può stare a guardare e basta, ma è determinata a compiere certe scelte e agire in determinati modi.
In conclusione, Lylia resta fedele alla sua controparte videoludica, passando da fragile a determinata e diventando sempre più consapevole della propria forza; eppure, gli autori riescono a modificare la sua storia aggiungendo altri spunti di riflessione, e raccontandoci alla fine quella che può essere intesa quale la crescita di una bambina nel mondo: tanti limiti, voglia di emergere e difficoltà infantili da superare.
Ho davvero adorato tutto questo, e ci sono stati diversi momenti dove ammetto di essermi sentito vicino a Lylia più di altri personaggi in passato. Il problema però più grande con lei è il fatto che, purtroppo, non essendo la storyline di Paver terminata ufficialmente con SL, il personaggio risulta essere l’unica Pokégirl principale a non avere un proprio obbiettivo e un proprio viaggio da mandare avanti – la ricerca del padre è piu una questione di famiglia che uno scopo personale -, e personalmente lo trovo abbastanza triste; speriamo che le cose cambino durante il “presunto” ritorno ad Alola, che è ormai praticamente garantito grazie al concept dell’ottava generazione e che potrebbe portare Lylia a scegliere finalmente il proprio futuro.
Avrei anche notato altri difetti nel personaggio a dire il vero, sebbene per gran parte di minore entità, tuttavia non ho intenzione di discuterne adesso dal momento che il discorso è già durato a lungo. Se volete sapere qualcosa, chiedetemelo pure nei commenti.Personaggi secondari e di supporto
Terminato il discorso in merito al cast principale, spendiamo qualche parola in più anche riguardo ad alcuni personaggi secondari e di supporto.
Il trio Team Rocket.
Jessie, James e Meowth sono tra i personaggi più iconici della serie animata, per cui sono rimasto contento nel vedere che, all’interno di un’anime “celebrativo degli ultimi vent’anni”, gli sia stata dedicata una storia degna di nota.
“Pokémon: Sole e Luna” si è focalizzata molto sul trio non solo dal punto di vista comico (riuscito comunque in maniera superlativa grazie alla presenza di Bewear), ma soprattutto guardando a un loro lato specifico: l’altruismo. L’anime è infatti pieno di situazioni incentrate sulla compassione e il sentimento di amicizia che lega i personaggi tra di loro e con i propri Pokémon, e proprio tale sentimento costituisce il fulcro della loro vicenda ad Alola.
Un primo esempio può essere, escludendo l’evidente rispetto nei confronti della sopracitata Bewear, il confronto che c’è stato tra il gruppo di Kanto e il Team Skull in SM25. In questo episodio assistiamo a come, mentre i membri del Team Rocket collaborano tra loro e si preoccupano l’uno per l’altro, due su tre della squadra avversaria eseguono gli ordini del proprio “fratello maggiore” senza mai proferire parola; è chiara l’intenzione di sottolineare la fiducia e l’amicizia che uniscono i tre, mettendo in risalto la loro attitudine rispetto a quella del Team Skull e dimostrando l’importanza effettiva di tale legame tra i membri del trio, al punto da far ottenere loro un Cerchio Z e un’Obscurium Z superando la prova di Raticate.
Altri casi si hanno con le puntate dove Mimikyu subisce uno strappo e, soprattutto, dove Mareanie incontra il suo vecchio “boyfriend” Toxapex: qui Jessie e James si rivelano estremamente sensibili nei confronti dei propri Pokémon e dimostrano quanto tengono a essi, la prima comprendendo la gelosia verso Pikachu, il secondo arrivando a voler lasciare la propria compagna per il suo bene.
Ma la vicenda che mi ha maggiormente stupito è quella narrata in “La spia del grande capo!”. In questo episodio Matori giunge ad Alola per prelevare Bewear, dal momento che precedentemente i tre avevano dichiarato di averla catturata, e sebbene all’inizio vogliano fare bella figura catturandola sul serio, alla fine essi scelgono di evitare perché consapevoli di come ciò andrebbe contro i desideri del Pokémon Fortebraccio; come se non bastasse, il gruppo arriva persino a ostacolare Matori dalla cattura di Stufful, nonostante possa rivelarsi effettivamente un buon acquisto per l’organizzazione di Giovanni.
Direi che il titolo giapponese “Le Forme Alola del Team Rocket!” calza a pennello con un episodio che ci intende mostrare la mentalità acquisita dai tre durante il tempo passato sull’Isola di Mele Mele: ormai il Team Rocket possiede una famiglia e sente di dover mettere al primo posto i desideri e il benessere di tutti, anche se questo significa contravvenire ai propri doveri evitando di fornire rapporti a Giovanni. Ed è inutile dire come tale mentalità sia stata al centro della loro dipartita nell’episodio finale, in cui il trio decide di tornare presso il Quartier Generale a mani vuote e senza nessun Pokémon catturato ad Alola; una scelta rischiosissima per la loro carriera, ma che essi compiono comunque perché vogliono essere gentili e compassionevoli verso coloro con cui hanno vissuto: sono infatti consapevoli di come sia Mimikyu sia Mareanie meritino di restare nella propria casa a Mele Mele, piuttosto che venire portati all’improvviso in un luogo distante chilometri.
Pur non ricevendo (ovviamente) un vero e proprio sviluppo nel corso della serie, il trio Team Rocket è stato trattato intelligentemente e in maniera del tutto affine alla loro caratterizzazione di sempre, ritagliandosi finalmente una storia tutta loro al pari degli altri personaggi anziché essere mere figure di contorno.Samina.
Quando vidi Samina la prima volta, durante l’Aether Arc, non vi nascondo che ella non mi è piaciuta per niente.
“Sarà l’ennesimo personaggio caratterizzato su misura dei bambini”, pensai, notando esclusivamente la sua personalità energica e gentile in estremo contrasto con la donna fredda dei giochi. Ma se vi dicessi che oggi trovo la controparte animata persino migliore rispetto all’originale videoludica, quando penso al concept di una madre devastata e che cerca di interagire coi propri figli?
A cambiare la mia opinione in maniera tanto radicale è stata la scoperta di come Paver, nella serie animata, fosse dato per morto e non semplicemente scomparso.
Grazie all’episodio 116, in cui Lylia e Iridio apprendono per la prima volta dell’incidente di tempo addietro, non solo capiamo come la determinazione di Samina sia sempre stata molto forte (in quanto ella non ha mai smesso di rincorrere il proprio sogno di bambina e incontrare un’Ultracreatura), ma soprattutto come l’evento abbia segnato la sua quotidianità e la sua situazione famigliare in maniera sia diretta che indiretta: in maniera diretta perché, ovviamente, ha visto il proprio marito sparire di fronte ai suoi occhi, e in maniera indiretta poiché la volontà di proseguire le ricerche, oltre che la necessità di lavorare pure per Paver, l’ha portata ad allontanarsi da Lylia e Iridio (il quale nel frattempo era anche partito per il Giro delle Isole); questo è il vero motivo per il quale ella mostra tanta gioia quando ha finalmente la possibilità di vedere la figlia a Mele Mele: stiamo parlando di una donna costantemente impegnata e costretta a mettere da parte il suo desiderio di stare accanto ai figli, quindi è normale che, una volta riuscitaci dopo tanto tempo, non sappia contenersi per l’emozione.
Ma parlando proprio della figlia, purtroppo, Samina è costretta ad ammettere come, non avendo mai tempo per vedere Lylia quotidianamente, alla fine ella realizzi con difficoltà estrema quanto le sue azioni possano davvero darle fastidio, e a causa dell’ossessione effettiva per le Ultracreature non si è resa conto di trascurare l’improvvisa fobia della ragazza; e come sappiamo, nel momento in cui è stata capace di comprenderlo, si è sentita persa e l’unico modo che ha avuto per rimediare a tale errore è stato salvare i figli da Nihilego, un vero e proprio sacrificio – sì, ho già detto che Lylia mostra degli atteggiamenti infantili quando critica Samina pensando che metta sempre in primo piano il suo lavoro, ma ciò non significa che sia solo Lylia quella nel torto.
Se tutto questo però è semplicemente un riassunto di quanto abbiamo appreso durante le vicende dell’Aether Paradise, tornando all’episodio 116 comprendiamo anche come, a seguito dell’incidente, Samina abbia dimostrato un lato egoistico. Lei stessa afferma chiaramente di non aver mai parlato di Paver a causa del dolore (legittimo) provato a seguito della sua scomparsa, eppure capisce che non avrebbe dovuto in quanto ha soltanto privato i propri figli della possibilità di conoscere qualcuno che amavano; per cui, adesso decide di fare un passo avanti per il bene di quest’ultimi, affidando loro sia la ricerca del marito sia la stanza dello stesso.
Se i giochi quindi hanno concepito Samina quale primo antagonista dotato di una psicologia e intenti credibili (una madre abusiva che cercava solo di riabbracciare il marito, anche se per mezzo di un folle piano), l’anime è riuscito invece, pur mantenendo (quasi) le stesse basi, a dotare il personaggio di una caratterizzazione ancora più umana e realistica rispetto ai titoli per 3DS: è una madre reale, che cerca di districarsi tra lavoro e situazione famigliare compiendo però degli errori a causa vuoi di un suo effettivo egoismo, vuoi del dolore e delle difficoltà da superare a seguito della perdita del proprio consorte; ma a lungo andare ella si confronta più spesso con i propri bambini e riesce a migliorare la situazione, esattamente come farebbe qualunque madre. È stato a dir poco superlativo dal mio punto di vista, anche se posso comprendere come in molti preferiscano la connotazione più tragica vista nei videogiochi.
Numerosi sono poi i momenti in cui la donna, in linea con quanto detto, mostra attenzione agli atteggiamenti di Lylia e Iridio, sorridendo di fronte alla loro gioia e a come cambino nel tempo (un esempio è il suo sguardo quando Iridio ride di gusto durante la finale della Lega Pokémon), o si preoccupa qualora siano coinvolti in vicende pericolose – primo caso fra tutti, forse, il momento in cui tenta di opporsi al loro viaggio nell’Ultravarco per salvare Solgaleo; qui si intravede un altro lato della sua maturazione: ella diviene cioè più sicura e meno protettiva mano a mano che si rende conto di quanto i figli maturino, lasciando loro agire come meglio credono durante gli eventi della trama e in ogni caso restando felice di fronte a essi.
E per certi versi pure ciò si potrebbe ricollegare alla vicenda di Paver, essendo indubbio che ai suoi occhi Lylia e Iridio sono cresciuti abbastanza per conoscere la verità ed occuparsi personalmente di tutto.Hapi.
Discorso simile a quello di Samina, anche se i cambiamenti per la controparte animata sono maggiori.
Nei giochi, visitando la casa di Hapi e parlando con la nonna apprendiamo (o meglio, ci viene lasciato intuire) che la ragazza ha spesso vissuto in solitudine, facendosi degli amici solo di recente con il giocatore e Lylia; se questo però non ha alcuna rilevanza in merito alla caratterizzazione del personaggio, nell’anime, a costo di modificarne a grandi linee la personalità, Hapi è stata trattata meravigliosamente.
E’ chiaro infatti come vivere da sola (stavolta in senso lettarale, dato che il suo unico nonno è deceduto) condizioni enormemente il modo in cui si relaziona con gli altri: ella salta a conclusioni affrettate senza ascoltare gli altri, supponendo che Ash abbia rubato le rape dal suo orto; prova evidente piacere nel dialogare con gli altri, anche se tuttavia tende a nasconderlo; e dal momento che non ha mai incontrato nessuno della sua età con cui potersi confrontare, possiede una mentalità antiquata ereditata dal nonno (specie in merito alle lotte) e non è capace di concepire l’esistenza di altre interpretazioni e pareri.
Ho adorato l’utilizzo della lotta tra Ash e Iridio come escamotage per mettere Hapi di fronte a un tipo di lotta diversa dalle Grandi Prove a cui ella era abituata, mostrandole quanto il mondo sia vasto e sconosciuto, e mi è piaciuto molto il messaggio di Tapu Fini: il fatto che per diventare Kahuna Hapi non aveva bisogno di essere forte o di dedicarsi alla cura dell’Isola di Poni, come presumibilmente pensava, bensì era necessario che si circondasse di altre persone e mostrasse un sincero affetto per loro – ed effettivamente l’affetto per i propri cari è proprio tra le tematiche affrontate in quella puntata.
Hapi è stata senza ombra di dubbio un piccolo capolavoro, e la sua lotta con Ash chiude benissimo la storia dedicatale in quanto la mostra più sorridente, in grado ora di accettare gli atteggiamenti dello stesso Ash e di rispettarlo – se solo lo scontro in sé non fosse stato tanto mediocre…Kukui.
Ho iniziato ad apprezzare il Professor Kukui non appena ho visto l’episodio 92, che per chi non se lo ricordasse era la puntata in cui Mr. Royale avrebbe dovuto incontrare tutti i propri fan durante un evento speciale sull’isola di Mele Mele; evento dove però Kukui, il vero Mr. Royale, non poteva essere presente come professore e ha quindi ha dovuto inventarsi un escamotage.
Non chiedetemi come, ma è bastata quella singola puntata per accendere tante lampadine nel mio cervello e permettermi di comprendere questo personaggio a grandi linee, ripercorrendo con la mente tutti i dettagli su di lui sparsi fino ad allora nel corso della serie: è evidente come Kukui sia un Allenatore con una grande esperienza e sapienza in merito ad Alola e altre regioni (lo dimostra, tra le varie cose, la sua conoscenza sulla cultura della Lega Pokémon), oltre che con una grande passione per le lotte.
Ecco perché, a seguito del proprio viaggio da ragazzino, egli ha presumibilmente scelto di intraprendere una tripla carriera come ricercatore, insegnante e wrestler: in qualità di ricercatore egli vuole studiare le mosse, che lo appassionano da sempre; come insegnante, il suo intento è trasmettere alle nuove generazioni ciò che ha appreso sulla propria patria, e ne è una prova il fatto che molte lezioni, extrascolastiche e non, si focalizzino su aspetti generali dell’ambiente e della cultura di Alola, dagli sport alla vita condotta dai vari abitanti delle quattro isole; e come wrestler egli ha potuto dedicarsi pienamente alle lotte.
Più precisamente, però, nella puntata 92 apprendiamo un lato di questa carriera che conferisce maggior fascino al personaggio. Kukui non percepisce la propria attività come un lavoro, bensì quale un mezzo per intrattenere la gente: egli si mostra alle persone come un mentore, come qualcuno a cui l’intera regione possa ispirarsi; purtroppo, affinché i più possano immedesimarsi in lui, egli non può rivelare la propria identità ed è costretto a indossare una maschera in pubblico, anche se questo significa mentire a coloro che gli sono vicino – vediamo spesso Kukui fare il possibile per nascondersi di fronte a Magnolia e Ash, eppure sentirsi frustrato perché ciò avviene a costo di non soddisfare realmente la moglie, né essere davvero sincero.
Sono rimasto esterrefatto di fronte a scene come queste: non vi sono conflitti di nessun genere tra Kukui e Magnolia, né un’analisi fin troppo seria del personaggio (in caso contrario non potremmo parlare di Pokémon), eppure una caratterizzazione simile risulta davvero profonda e realistica.
E ovviamente, parlando del nostro professore non possiamo non citare il rapporto speciale che c’è tra lui e Ash: come detto durante la prima parte, la loro relazione inizia fin da subito mostrando che Kukui vede un altro sé stesso nel protagonista, e nel corso della serie il rapporto tra i due risulta la chiave di vari eventi di trama e ci regala delle vere e proprie perle, dei genuini momenti padre-figlio che donano una maggiore profondità all’anime – ottima idea quella di dare a entrambi un Incineroar per enfatizzare ancora di più le loro somiglianze.
Infine, tra le puntate che mi hanno colpito c’è sicuramente quella del viaggio nel tempo grazie a Celebi: è praticamente una conferma di quanto ho affermato finora, essendo che ci spiega come Kukui avesse la passione per le mosse sin da bambino, e pure come il bambino avesse l’abitudine di giocare spesso con i Pokémon; dettaglio, quest’ultimo, nuovo, ma non infilato a caso poiché alcune delle sue lezioni si basano proprio sull’attività e l’interazione, attraverso il gioco, tra gli studenti e i propri mostriciattoli tascabili – insomma, Kukui sembra aver sempre amato interagire con i Pokémon, e voleva comunicarne i piaceri ai suoi studenti.
L’unico grande problema con Kukui, ad essere sincero, potrebbe essere il modo in cui hanno risolto lo smascheramento del suo alter ego alla Lega di Alola. Trovo strano come, nonostante l’importanza che tutti (Kukui stesso incluso) avevano attribuito all’identità segreta, alla fine nessuno si sia preoccupato di quando essa è stata svelata; sinceramente ho avuto l’impressione che avessero tagliato un possibile siparietto di trama per poter stringere i tempi e concludere la serie, cosicché l’intero smascheramento sembra forzato e accelerato.Iridio.
E chiudiamo con un vero e proprio capolavoro, caratterizzato e sviluppato egregiamente sia quale personaggio, sia (e soprattutto) quale rivale di Ash.
Per cominciare, Iridio riconosce l’ossessione della madre per le Ultracreature, eppure non sta fuggendo da quest’ultima come la sua controparte; al contrario, se ne sta andando perché non accetta la sua noncuranza verso il trauma di Lylia.
Ma anche se abbiamo visto nel paragrafo dedicato a Samina che, in effetti, tale sentimento risulta giusto, dall’altro lato è proprio da qui che parte uno sbocco di crescita per il personaggio: Iridio compie un gesto infantile quando rifiuta le spiegazioni della madre, poiché, similmente a come visto per la sorella nella parte precedente, mostra una totale sfiducia nei suoi confronti; ecco perché vederlo in seguito più aperto al genitore è esempio di un cambiamento positivo.
Un simile discorso si può fare guardando alla situazione tra lui e Lylia. Iridio evita in qualunque modo il contatto con la sorella – a costo persino di non proseguire la sua prima lotta con Ash una volta che lei li raggiunge -, determinato unicamente a eliminare le Ultracreature per la protezione della ragazza e dell’intera regione di Alola, in definitiva abbandonando quel debole sé stesso che, in passato, ha lasciato Lylia subire un’aggressione; tuttavia, durante le vicende dell’Aether Paradise i due fratelli possono finalmente passare del tempo insieme, e ciò porta il ragazzo biondo, pur non abbandonando l’ideale di proteggere la protagonista, a rasserenarsi nel profondo una volta visto quanto ella sia maturata.
La base di Iridio, insomma, rimane sempre quella di un ragazzo che migliora i rapporti problematici con la propria famiglia, aprendosi maggiormente e assistendo pure alla crescita della sua sorellina; tuttavia, l’anime riesce a focalizzarsi maggiormente, e più realisticamente, su tali aspetti, regalandoci vari siparietti in merito e donando una caratterizzazione più completa al personaggio: dal momento in cui resta colpito di fronte alla determinazione di Lylia nel salvare Nebulino e la madre, passando per scene (sempre più frequenti) in cui sorride e mostra le proprie emozioni agli altri, sino al match con la sorella durante la Lega Pokémon, è indubbio come Iridio dimostri numerosi sentimenti e lati della propria personalità nel corso della serie, rivalutando anche con maggiore attenzione i suoi cari e i rapporti con essi – per giunta, il suo desiderio di combattere le Ultracreature introduce l’inedito tema della vendetta, contro il passato e coloro che hanno portato sofferenza.
Guardando a lui come rivale di Ash, invece, sebbene vi siano effettivamente dei momenti di genuina competizione e ispirazione reciproca (entrambi, per esempio, scelgono di proseguire il proprio viaggio dopo aver visto mosse Z che non conoscevano), credo sia palese come il fulcro delle loro interazioni sia la dinamica innovativa che li unisce – e non ci sono parole per descrivere quanto abbia adorato tale dinamica.
Ash e Iridio posseggono diverse cose in comune se ci fate caso: entrambi sono due persone gentili nei confronti degli altri; entrambi costruiscono legami molto stretti con i propri Pokémon;
le scene in cui Iridio si allena sull’Isola di Poni mostrano che i due hanno persino metodi simili di allenamento, facendo esercitare le proprie creature tra di loro;
e ovviamente entrambi svolgono un ruolo principale nelle maggiori vicende della serie.
Ma è qui che cominciano i contrasti tra i due, specie dal punto di vista psicologico e ideologico: mentre Ash pensa che non tutte le Ultracreature siano pericolose, per via prima di Nebulino e poi di Poipole, Iridio ha avuto un incontro con Nihilego che lo ha portato a provare odio verso tali esseri;
mentre Iridio è sconvolto dal fatto che Solgaleo e Lunala abbiano affidato un’Ultracreatura ad Ash, o prima ancora che Ash abbia ricevuto un Cerchio Z nientemeno che da Tapu Koko, e desidera testarlo per poterne sapere di più, l’Allenatore di Biancavilla semplicemente accetta tutto questo;
e infine, durante la saga di Necrozma Iridio si preoccupa realisticamente per la luce di Alola, mentre Ash sostiene di voler salvare tutti – inclusi i Poipole.
Tra contrasti tanto evidenti, eppure somiglianze così nette, il loro rapporto viene sviluppato ampiamente e multilateralmente; non si tratta solo di due Allenatori che affrontano il Giro delle Isole e trovano occasione di battersi, bensì di individui che imparano a conoscersi durante eventi che fanno la storia di Alola e nei quali sono pesantemente coinvolti, sviluppando un amicizia sincera: dall’apparizione di Solgaleo dopo secoli nella leggenda della regione, passando per la tradizione del Manalo e la scoperta dello Splendente, sino ad arrivare alla prima Lega Pokémon nella storia e alla lotta per il titolo di Campione.
In tali occasioni i due dimostrano ideologie, visioni delle cose e metodi di approccio a volte analoghi e a volte del tutto diversi, eppure proprio l’essere due faccie della stessa medaglia è ciò che consente loro di tirare fuori l’uno il meglio dall’altro – Iridio inizia finalmente a mostrare passione durante le lotte e in generale diventa meno rigido caratterialmente, mentre Ash comprende la complessità degli eventi e dà dimostrazione della propria serietà, trovando sempre una soluzione.
Non c’è dubbio, poi, che tale caratteristica sia evidenziata soprattutto dai due Lycanroc: la Forma Crepuscolo, dal carattere allegro e solare, in contrapposizione alla Forma Mezzanotte, dall’atteggiamento maggiormente serio. La Conferenza Manalo conclude perfettamente la storia tra questi personaggi: non solo vederli augurarsi la vittoria a vicenda è un esempio di rispetto reciproco, ma soprattutto il fatto che arrivino a ridere a un passo dalla fine testimonia, in primo luogo, come possano pensare e agire allo stesso modo, e in secondo luogo dove sono arrivati: ormai si conoscono e ammirano, trovano piacere nel lottare assieme e anche in un momento così serio non possono fare a meno di godersi l’esperienza migliore della loro vita – devo aggiungere che alla fine della lotta per una volta non è Ash a dire “rifacciamolo la prossima volta”, ma proprio Iridio?Ultimo ma non per importanza, l’anime riesce a dedicare un certo approfondimento pure all’aspetto delle battaglie: le prime due lotte tra i personaggi (includenti Rockruff e Tipo Zero) pongono le basi per la relazione tra loro e i propri Pokémon, mostrando contemporaneamente lo stile di Iridio improntato su potenza e stretegie calcolate; la terza, oltre a riconfermare tutto questo, è la prima di diverse occasioni in cui il ragazzo biondo, dopo aver visto con Nihilego e Necrozma quanto Ash riesca a raggiungere grazie ai suoi Pokémon, agisce similmente al rivale e finisce per adottare una certa imprevedibilità durante le lotte, dando vita a strategie uniche quali approfittare dell’impatto avversario per annullare la confusione di Oltraggio, padroneggiare la stessa mossa al punto da non attaccare alla cieca e tanto altro – e per via dei tratti in comune menzionati prima, tra tutti i rivali che hanno adottato in parte lo stile di Ash Iridio è forse quello che ci è riuscito più logicamente.
In conclusione, Iridio risulta eccellente in merito a caratterizzazione e sviluppo: come personaggio egli spicca rispetto alla propria controparte videoludica, seguendo un percorso più definito che lo porta a mostrare cambiamenti evidenti, e in qualità di rivale egli possiede una storia precisa da raccontare con il protagonista.
Purtroppo c’é un grosso difetto nella relazione tra i due personaggi, ed è l’assenza di un cambiamento di prospettiva da parte di Ash: se il protagonista deve fare i conti con l’effettiva pericolosità di alcune Ultracreature, guardando all’altra faccia della medaglia egli non cambia mai la sua attitudine prendendo esempio da Iridio, interagendo con le stesse senza mostrare alcuna preoccupazione (nonostante abbia visto una di queste abusare letteralmente di un essere umano e fare da parassita); al contrario, come abbiamo visto, quest’ultimo grazie ad Ash diventa più aperto verso gli altri, supera la propria ostilità verso i Pokémon di altri mondi e arriva persino a migliorare come Allenatore.
E’ ovvio, non chiedo che Ash modifichi completamente il proprio comportamento e la propria personalità, ma il prodotto di una relazione così profonda, normalmente, dovrebbe essere come entrambi imparino l’uno dall’altro e si influenzino a vicenda, e purtroppo ciò non accade. E sebbene abbia in mente una marea di ragioni per cui le cose siano andate in questo senso, confesso che tale mancanza mi ha lasciato in parte con l’amaro in bocca.I personaggi Pokémon.
Un piccolo paragrafo di “transizione” prima di giungere alla fine. Differentemente dai personaggi umani, onestamente non sento di dover parlare molto in merito ai Pokémon, dal momento che non direi nulla di tanto diverso rispetto all’intera community: Sun&Moon ha cercato di raccontare storie avvincenti per i vari mostriciattoli e i loro Allenatori, e spesso ci è riuscita meglio di serie passate.
Guardando alla squadra di Ash, per esempio, finalmente vi è una gestione maggiormente bilanciata dei vari membri. Ciascuno riesce a ritagliarsi il proprio spazio tra backstories, power-up da controllare, rivalità e via dicendo, cosicché in generale si ha la sensazione di un focus più equo, anziché di una serie dove a risaltare rispetto agli altri risulta essere l’asso regionale di turno.
La sopresa più grande, poi, si ha con Pikachu: dall’inizio alla fine seguiamo la vita di lui e Ash, i quali diventano più forti e imparano ad apprezzare Alola, fino a una lotta finale contro Tapu Koko dove sono proprio le emozioni e le avventure vissute nella regione ciò che conferisce maggiore forza al loro Potere Z; ovviamente non vi è una vera e propria evoluzione incentrata sul lato psicologico, in quanto il personaggio di Pikachu fa da mascotte del franchise e dunque non può cambiare radicalmente, tuttavia è una grande soddisfazione vedere non solo come egli riceva più spazio, ma soprattutto (e finalmente) come venga attribuita un’importanza centrale al rapporto che per due decadi ha unito questa coppia.
Ho parlato tanto dei personaggi umani perché sentivo di avere molto da dire in merito, soprattutto cose diverse da quello che pensa la maggior parte del fandom, ma nonostante ponga le creature sullo stesso piano, non me la sento di analizzarle in maniera ugualmente profonda, né sono sicuro di poter individuare chiavi di lettura diverse da quel che credono o vedono gli altri – se però avete voglia che spenda qualche parola in più, chiedetemelo pure nei commenti.
Se dovessi però andare nello specifico con qualcuno sarebbe il Lycanroc Forma Crepuscolo, perché penso che una parte fondamentale del suo personaggio, ossia la Modalità Occhi Rossi, sia stata gestita in maniera non del tutto efficiente. Se da un lato apprezzo molto il messaggio (presumibile) dietro a questo power-up, ossia che Lycanroc debba domare i suoi istinti infantili e concentrarsi maggiormente, dall’altro il concept è stato fin troppo lasciato all’interpretazione del pubblico: quando Chimchar attivò Aiutofuoco la primissima volta, per fare un paragone, una frase di Brock lasciò intendere che a dargli tutta questa forza erano sia il trovarsi in un ambiente che apprezzasse, sia il desiderio appena di trovato di mettersi alla prova di fronte a Paul; ciò significa quindi che, pur non essendoci state più puntate dedicate all’analisi di tale power-up (come sarebbe successo in futuro per Greninja-Ash), alla fine una spiegazione viene fornita.
Ed ecco la differenza principale rispetto alla Modalità Occhi Rossi: all’inizio si mostra nella maniera più stramba, con il nostro lupo che si bagna il pelo (credo di non essere stato l’unico a fare *facepalm* la prima volta che l’ho visto), poi riappare durante una lotta con Augusto e sembra sia sparito definitivamente nell’episodio appena successivo… e infine viene confermato essere un power-up a tutti gli effetti.
Zero indizi, nessun momento in cui l’anime si fermi, faccia un respiro e spieghi il fenomeno più dettagliatamente, anche solo con una sentenza come accadde ai tempi di DP: inutile dire che, nonostante sia possibile trovare un significato interessante nel percorso di Lycanroc (ripeto, mi piace il messaggio), al tempo stesso il modo in cui viene gestito il concept risulta decisamente velocizzato, come se ti gettassero contro una marea di informazioni in una volta sola e tu dovessi cercare di metabolizzarle; l’unica cosa che mi viene in mente da dire è che, qualora tu voglia trovare un qualsiasi senso in merito ad attivazione e struttura della Modalità Occhi Rossi, allora sforzati di pensare molto mentre riguardi i diversi momenti in cui la stessa si è manifestata.
Comunque sia, al di là dei mostriciattoli in possesso di Ash, sono rimasto colpito da Mimikyu e Mareanie, due Pokémon del Team Rocket i quali, contro ogni previsione, hanno finito per raccontare delle storie a loro volta: in particolare, se la vicenda “amorosa” della seconda è stata molto più comica che altro, il primo vive di solitudine, odio e gelosia, e solo alla fine riflette sul cambiare modo di agire, una volta che ha la possibiltà di specchiarsi nell’oceano e, quindi, di guardare dentro sé stesso – finendo persino per cadere in una leggera depressione.
Infine sono ben caratterizzati come al solito anche i Pokémon degli altri protagonisti e, per una volta, quelli in possesso dei rivali: ognuno dei Pokémon di Iridio per esempio possiede tratti caratteriali ben evidenti, invece di essere ricordato solo per essere usato nelle lotte, passando da caritatevoli, gentili e leali fuori, a seri e fortissimi durante le lotte – per non parlare poi della loro importanza nella storia dello stesso Iridio o dell’intera serie.
Tuttavia, devo dire che qui noto un maggior numero di difetti rispetto ai casi citati prima. Mentre infatti vi sono casi ben riusciti pur non ricevendo troppo spazio, tipo Tsareena, Turtonator e Marowak, d’altra parte vi sono esempi di creature che ottengono un certo screentime solo sul finire della serie, o che una volta compiute determinate azioni non hanno più modo di finire sotto i riflettori; basta guardare a Vikavolt, Primarina o Bianchino, i quali (in particolare l’ultimo) non riescono a ritagliarsi il proprio spazio rispetto ai propri Allenatori, o a Umbreon e (ahimé) Silvally, che risultano piuttosto piatti a dire il vero: il primo ad esempio non è quasi mai coinvolto in momenti memorabili, mentre il secondo, dopo un’introduzione ottimale durante l’Aether Arc, è finito per divenire comprimario e senza nessun ruolo rilevante – ma suppongo non si possa ottenere tutto.
In conclusione, i Pokémon non sono perfetti ma ancora una volta riescono a “catturare” (vi giuro che questa mi è uscita adesso che scrivevo, e NON è una battuta) l’interesse degli spettatori, ricevendo spesso un focus ben equilibrato o delle storie interessanti.Ash.
Concludiamo questa sezione con il personaggio maggiormente dibattuto negli ultimi tre anni. Non ho intenzione di dilungarmi inutilmente nello spiegare perché ci troviamo di fronte allo stesso protagonista visto e rivisto in ogni serie animata, dal momento che ormai dovrebbero averlo compreso tutti: ha sempre avuto momenti comici, ma ora questi sono esagerati e più frequenti perché in linea con il tono della nuova generazione; e anche tenendo conto di ciò, nel corso della serie assistiamo a scene varie, ben diverse dalla commedia e che ci confermano sia la continuità di questa generazione con le precedenti, sia come Ash non abbia perso capacità di lotta né sia stato modificato eccessivamente in ambito personale.
Potreste dire che tuttavia le sue strategie non sono al livello di serie passate, o che in alcune puntate gli atteggiamenti ad opera del personaggio siano forzati, ma c’è una spiegazione molto semplice a tutto ciò: in merito alle lotte, SL ha deciso volontariamente di non concentrarsi troppo su di esse, ecco perché gli standard non sono gli stessi, per esempio, di DP o XY; e per gli atteggiamenti, premesso che piccoli intoppi nella gestione del personaggio siano sempre avvenuti, è del tutto normale che dopo vent’anni e passa gli autori commettano errori più o meno banali quando scrivono le puntate: ecco perché Ash manda Pikachu contro Mudsdale e vince inzuppandolo con l’acqua; ecco perché, specie nei primi episodi di Sun&Moon, alcune gag possono sembrare semplicemente ridicole, pur ammettendo il differente tono dell’anime; ecco perché egli cede tanto infantilmente alle provocazioni basilari di Augusto, e così via.
Terminato il discorso iniziale, passiamo ora allo sviluppo del protagonista in questa generazione. Innanzitutto vorrei porre l’attenzione sul fatto che, nel corso dei primi episodi, Ash sembra pensare molto spesso alle lotte: durante la festa a sorpresa all’inizio crede che i suoi amici lo affronteranno in delle lotte quando parlano di “sfide”, e di fronte a Hala sostiene di risolvere il problema dei Pokémon selvatici combattendo contro di loro.
Questa sua mentalità però è destinata a cambiare, specie a seguito dell’incontro con il Kahuna: anche se il protagonista (ovviamente) continua a lottare e ad allenarsi, gran parte degli episodi lo vedono agire diversamente, trascorrendo il proprio tempo a godersi il paesaggio della regione, rilassarsi e in generale non pensando troppo alle battaglie; in alcuni casi, poi, arriva anche a mettere da parte le lotte come soluzione ai problemi che riguardano i Pokémon, esattamente come insegnatogli da Hala – ad esempio, è lui a pensare di distrarre Blacephalon e Xurkitree per poi colpire anziché attaccarli immediatamente.
Oggettivamente, però, l’ultima parte menzionata viene ripresa pochissimo nella serie, se non mai. Ciò che conta davvero è come, osservando con attenzione la serie da questo punto di vista, si possa notare un’effettivo cambiamento da parte del personaggio nel suo modo di pensare e agire: egli inizialmente si trasferisce a Mele Mele perché desidera affrontare Tapu Koko è imparare di più sulla regione, specie in merito alle mosse Z, eppure successivamente lo vediamo molto più spendere tempo in attività quotidiane che altro.
Trasferirsi anziché viaggiare, per di più durante un periodo di vacanza in cui non vuole sovraccaricarsi di impegni, fa una differenza enorme, poiché se fino a XY Ash andava sempre dritto all’obbiettivo e raramente pensava ad altro (a meno che i suoi amici non lo convincessero), vivere ad Alola gli consente di fermarsi e guardarsi intorno, comprendendo meglio la regione e affezionandosi sempre più ad essa; è esattamente quel che ci permette di comprendere il dialogo tra lui e Pikachu durante lo speciale dei vent’anni:
“Amo la regione di Alola!
Tutti qui hanno un cuore caldo come il sole… e persone e Pokémon vivono in armonia mentre sono circondati dalla natura! Pikachu… Voglio che io e te diventiamo molto più forti insieme qui!
In questo posto ci sono Kahuna e Pokémon Dominanti… ci sono tantissimi Pokémon e persone forti! Sento che sarò sicuramente in grado di ottenere qualcosa di estremamente importante per diventare un Maestro Pokémon!”.
Sebbene non abbandoni il suo obbiettivo e sia interessato alle Prove del Giro delle Isole, questo non ha impedito ad Ash di apprezzare Alola per ciò che è quale regione, prestando attenzione ai Pokémon e agli abitanti molto più di ogni altra serie; da menzionare il fatto che non solo egli cita molto spesso le caratteristiche varie del posto a seguito di questa puntata (segno evidente dell’impatto che ha avuto l’arcipelago su di lui), ma anche come finisca a lungo andare per crearsi una vera e propria “famiglia di Alola” che comprende i suoi Pokémon.
Credo che questa sia una prova fin troppo evidente del rispetto che gli autori hanno riservato al personaggio: prima che un appassionato di lotte, Ash è sempre stato una persona che ama i Pokémon e desidera condividere esperienze con i propri amici; tuttavia, come precedentemente menzionato, egli non ha mai avuto occasione di fare un respiro e dare un’occhiata più attenta alle località che visitava, focalizzandosi unicamente sulle proprie medaglie, né (per quel che ne sappiamo) ha mai vissuto con costanza la propria quotidianità. Ecco perché trasferirsi su un’isola dove può interagire con nuovi amici e incontrare un’avversario con cui mettersi alla prova, eppure imparare di più sui Pokémon e sentirsi parte di questo nuovo ambiente, dimostra la volontà di mantenersi fedeli al personaggio e di stabilire uno sviluppo logico.
In effetti, se ci pensate un attimo, con le sue tematiche di rispetto e amore per l’ecosistema la regione di Alola riflette perfettamente le convinzioni e le morali di Ash (oltre che dell’intero franchise), quindi non era tanto difficile lasciare che il protagonista si godesse la regione – al contrario, ciò denota un eccellente studio dei giochi di settima generazione.
Altro esempio di come si evolve la mentalità del protagonista nel tempo è rappresentato sia dagli spostamenti generali compiuti alle volte dalla scuola, sia dal suo approccio al Giro delle Isole. Nel primo caso capiamo che, sebbene ora apprezzi la scuola, Ash di certo conserva ancora una grandissima voglia di esplorare, essendo che si mostra decisamente euforico rispetto ai suoi compagni di classe (i quali non hanno mai viaggiato 24/7 come lui) e sempre impaziente di vedere questo o quello; potreste dire che in realta è di nuovo il tono comico della serie a parlare, ma io insisto: se una persona mettesse da parte qualcosa che adora, e la riprendesse solo dopo molto tempo, sarebbe più che umano non riuscire a contenersi troppo.
In merito al Giro delle Isole, la questione è più interessante perché a cambiare è l’atteggiamento con cui l’Allenatore affronta ogni Prova, e a causa della situazione in cui egli si trova: quando si rivolge a Hala e Alyxia, lo fa in un momento nel quale il pensiero di una lotta gli viene in mente all’improvviso, dopo essersi rilassato a lungo approfittando del clima “vacanziero”; d’altra parte, l’annuncio di Kukui riguardo alla creazione di una Lega Pokémon è sufficiente perché egli riprenda il proprio viaggio con urgenza essendoci una sfida imminente; e anche giunto a Poni il suo obbiettivo è affrontare l’ultima Grande Prova, sebbene non gli dispiaccia esplorare prima l’isola.
Tra l’inizio e la fine del Giro delle Isole gli allenamenti e le lotte diventano poco a poco più costanti nella vita di Ash, senza tuttavia che egli abbandoni la scuola o stia per troppo tempo lontano da casa. Persino le espressioni facciali del personaggio confermano questo approccio in continuo mutamento: tranquillo e molto sorridente tra Mele Mele e Akala, ossia quando non vi sono sfide urgenti a cui pensare, maggiormente serio e con una contentezza moderata di fronte ad Augusto e Hapi.
E parlando di Augusto, una piccola parentesi riguardo all’arco di Ula Ula. Il percorso di Ash in questi pochi episodi risulta lineare: inizialmente abbattuto per non aver saputo domare l’aggressività di Lycanroc in precedenza, adesso lo allena e cerca di cambiare le cose; durante la lotta, però, scopre che la Modalità Occhi Rossi è in realtà un power-up, e dunque comprende che il suo Pokémon è stato in grado di controllarsi.
Andrò maggiormente nel dettaglio in merito alla lotta nella prossima (e ultima parte), ma evitando la trascuratezza di Ash (abbastanza forzata a mio avviso, sebbene necessaria allo sviluppo della storia) è piuttosto chiara la crescita del personaggio: egli per una volta non comprende lo stato del proprio Pokémon perché preoccupato in base a quanto visto in precedenza, dato che gli occhi rossi anticipavano sempre furia e disobbedienza, ma alla fine comprende come Lycanroc sia stato in grado di maturare più velocemente di quanto pensasse.
In altre situazioni sarebbe stato illogico per Ash non capire così banalmente i sentimenti e il comportamento della Forma Crepuscolo, ma l’aver presentato la Modalità Occhi Rossi come un disturbo da correggere è stata la via degli autori per consentire proprio tale situazione, e da qui sviluppare Ash perché imparasse a prestare maggiore attenzione agli atteggiamenti del suo Pokémon.In conclusione, tornando al discorso principale SL vede Ash compiere un viaggio non (solo) per catturare mostriciattoli o lottare, ma per riscoprire i piaceri della vita quotidiana, e in questo modo imparare ad essere parte del mondo circostante e connettersi maggiormente con persone e Pokémon; a questo proposito vorrei citare i Cristalli Z e i vari rivali da lui affrontati: i Cristalli Z, differentemente dalle Megapietre, sono in mano a chiunque pratichi il Giro delle Isole e quindi, anche se più forte rispetto alla maggior parte degli Allenatori di Alola, Ash può comunque trovare nuove vie per sviluppare il potenziale della propria squadra senza forzature; per i rivali, non solo essi vengono condivisi tra lo stesso Ash e i suoi Pokémon, in linea con la filosofia del protagonista di diventare sempre più forte assieme alle proprie creature, ma è curioso come ciascuno di essi presenti tratti caratteriali in comune col protagonista, cosa che non si era mai vista prima d’ora: abbiamo già parlato di Kukui e Iridio, ma vi sono anche Hau, sorridente eppure capace di essere serio in battaglia, e Tapu Koko, definito nei giochi e nella serie animata quale “curioso e interessato alle lotte”.
E il fatto che le storie intrecciate con ciascuno di questi personaggi abbiano avuto conclusione durante la Lega Pokémon, che è da sempre una manifestazione iconica e dal grande significato per Ash… Non c’è dubbio che la serie di Sun&Moon sia stata pensata apposta per venire incontro al protagonista dell’intero anime: fin troppi, ripresi dai giochi, sono gli elementi e le tematiche che calzano a pennello con la sua caratterizzazione, e non possiamo che lodare i produttori per questo.
E durante la lotta con Tapu Koko allo Stadio Manalo, assistiamo a ciò che Ash avrebbe cercato di ottenere come dichiarato nell’episodio 20: sebbene in un momento di pura tensione di fronte a “Collera del Guardiano”, senza dubbio è l’amore coltivato da Ash e Pikachu nei confronti dell’arcipelago (e non il solo desiderio di vincere) ciò che conferisce loro il cosiddetto “Potere di Alola”, ed effettivamente è palese come Prove e Potere Z, nell’anime, siano (quasi) sempre dipesi dal diventare forti nella mente e nell’animo piuttosto che in termini di potenza.
Ultimo ma non per importanza, l’attaccamento di Ash alla regione di Alola viene mostrato brillantemente nel finale della serie. Contrariamemte alle precedenti saghe, all’inizio il protagonista è titubante all’idea di partire, e questo perché Alola ormai è diventata la sua seconda casa e sa che i suoi amici rimarranno tristi qualora parta senza assicurare nessun ritorno; ma siccome deve proseguire il proprio viaggio non ha scelta, e così dà un ultimo saluto dichiarando di essersi divertito moltissimo durante la sua permanenza, e che per questo ora vuole viaggiare e vivere simili esperienze altrove.
“Venire ad Alola con Pikachu, conoscere voi e i Pokémon di qui, imparare ogni genere di cosa alla Scuola di Pokémon… E’ stato incredibile.
Perciò ho deciso di tornare a Biancavilla, e in seguito dirigermi verso un nuovo posto. Conoscere nuove persone e Pokémon, diventare persino migliore nelle lotte Pokémon…
E poi, un giorno… diventerò un Maestro Pokémon!”.Purtroppo, nonostante la solidità del personaggio c’è qualcosa che non riesco a togliermi dalla testa: ho l’impressione che l’anime abbia avuto diverse occasioni per far maturare Ash ancora di più, ma non sia riuscito a sfruttarle a pieno.
Oltre alla già menzionata “mancanza” con Iridio, ad esempio, Nebulino e Poipole sono entrambi esempi di potenziale sprecato: il primo è stato affidato al protagonista dagli emissari del Sole e della Luna, e questi ha addirittura fatto loro una promessa riguardo al prendersene cura; quando Cosmog però evolve in Cosmoem, non c’é tempo per pensare a lui e la trama si focalizza su Lylia e Iridio, mentre sarebbe stato interessante concentrarsi di più in merito alle effettive preoccupazioni di Ash.
Con Poipole la questione è ancora più profonda, poiché si sarebbe trattato di approfondire il protagonista quale Allenatore: un’Ultracreatura, ossia un essere temuto dagli altri per via di una potenziale pericolosità, adesso vive accanto al protagonista. Il Pokémon Velenago avrebbe potuto aprire a una fase della serie in cui si cercava di esplorare maggiormente comportamento e attitudine delle Ultracreature, scoprendo che il discorso non si limita semplicmente a “buono” e “cattivo”; di qui Ash avrebbe potuto fare un passo enorme nel comprendere i Pokémon di altre dimensioni, ma invece si è deciso di lasciare che i protagonisti scoprissero meglio le Ultracreature come gruppo, durante le loro missioni e senza storie a parte.
E mi chiedo se venire scelto da un Pokémon Protettore non potesse aprire a una storyline più seria alla XYZ, con tanto di crisi, calamità da superare e sviluppo psicologico.
Ma alla fine della fiera queste sono solo mie opinioni. Ho apprezzato molto com’è venuta la storia definitiva per ciascuno dei casi che ho elencato, e non mi lamento più di tanto – giusto delle considerazioni che volevo condividere.Insomma, “Pokémon: Sole e Luna” potrà aver avuto dei piccoli difetti in merito alla gestione di Ash, come ciascuna serie, ma senza dubbio mostra lo stesso protagonista di sempre e gli dedica un percorso solida: non vi è quasi nessuna forzatura pesante nei suoi atteggiamenti, la sua crescita se ben compresa risulta costante e interessante da seguire, e numerose trovate tra rivali, attaccamento alla regione e quant’altro testimoniano la volontà di mantenersi fedeli alla sua caratterizzazione e sfruttare ogni elemento possibile dai giochi originali per arricchire la sua storia. Ho apprezzato moltissimo un simile approccio verso il suo personaggio, e in onore di ciò – come potete notare – ho scelto di introdurlo in quest’elaborato con la stessa immagine “infame” che ritraeva il suo viso ai tempi del primissimo teaser trailer.
14 Febbraio 2020 alle 10:37 PM #84633Digressione sulle sfide: innovative e ben eseguite
Quando parlo di “sfide” mi riferisco sia alle lotte tradizionali, sia alle Prove del Giro delle Isole.
Sebbene abbiamo avuto modo di vedere battaglie realizzate molto bene anche solo per azione e strategie, ciò che adorato maggiormente, e che spero davvero di rivedere negli anni a venire, è come a lungo andare SL sia riuscito a raccontare delle storie attraverso le lotte, e in maniera particolarmente profonda. Un esempio è senza dubbio la Grande Prova di Augusto sull’isola di Ula Ula; ciò che mi colpì quando vidi l’episodio fu come essa non fosse tanto una lotta “classica”, quanto piuttosto una vera e propria sfida psicologica: tramite il concept “3v1” Augusto cerca di mettere costantemente sotto pressione Ash, il quale deve evitare che Lycanroc si adiri e si trova spesso perplesso riguardo a come agire; nel mentre, però, Lycanroc stesso aiuta il proprio Allenatore a riprendersi, fino all’ultimo scontro dove egli sorprende tutti rivelando di aver ottenuto il pieno controllo di sé stesso, e permettendo finalmente ad Ash di concentrarsi meglio. La parte in cui quest’ultimo viene colpito nello stomaco dal proprio Pokémon, poi, è la ciliegina sulla torta perché dimostra come Lycanroc si sentisse frustrato dai fraintendimenti di Ash, il quale così comprende di essere stato per una volta troppo protettivo – idea mai vista, tra l’altro – e di dover prestare più attenzione al comportamento del suo Pokémon.
Da un punto di vista meramente coreografico questa battaglia sarebbe al massimo decente, ma va bene così: la lotta non è stata concepita con lo scopo di fomentare al massimo, ma di raccontare la crescita di Ash e Lycanroc, e sono proprio sentimenti e pensieri dei due (soprattutto del primo), scanditi accuratamente da una fase all’altra, ciò che ci attira e ci tiene davanti allo schermo. Certo, la parte in cui il protagonista cade davanti alle provocazioni avversarie è stata piuttosto forzata, e tra tutti gli scontri quello iniziale con Krookodile è forse l’unico a soffrire di una pessima coreografia, ma anche considerando tali difetti questa è ancora oggi una delle mie lotte preferite in tutto l’anime: il concept alla base è davvero interessante e mi piacerebbe venisse riutilizzato.
La terza Grande Prova non è però l’unico caso di lotte più “profonde”, e questo perché molte altre sfide sono caratterizzate dall’intenzione di mettere in risalto lo sviluppo degli Allenatori e qualità specifiche non necessariamente legate alla lotta, esplorando a 360° quello che sarebbe dovuto essere il Giro delle Isole secondo il concept dei giochi. Esempi sono le Prove di Wishiwashi, Tapu Fini e lo scontro con il Raticate di Alola: nel primo caso ci troviamo di fronte a una battaglia “di pesca”, intensa non per l’azione tra Popplio e il Pokémon Dominante ma per via del testa a testa tra quest’ultimo, che si dimena per liberarsi dalla presa, e Suiren, la quale con orgoglio e determinazione cerca di domarlo affidandosi unicamente a sé stessa; nel secondo, invece, sebbene l’azione sia molto più presente e impressionante anche in pochi minuti, parte focale della Prova sono le fatiche di Kawe, le abilità nel volo e la sua corsa contro il tempo per salvare tutti; e infine l’ultima lotta, come già menzionato nel paragrafo del Team Rocket, mette in mostra il lavoro di squadra da parte del trio in contrapposizione ai loro avversari.
Citerei pure il Gumshoos Dominante presso la Grotta Sottobosco, ma non per la lotta in sé, bensì per il discorso tra Ash e Hala: il fatto che quest’ultimo abbia posto una domanda come condizione necessaria per affrontare la sfida indica la volonta di mettere il protagonista alla prova soprattutto mentalmente.
E fuori dal Giro delle Isole, non posso non citare la Lega Pokémon di Alola (della quale ho già avuto modo di discutere in un talk apposito): ben poche sono le lotte che si fermano all’azione e alle strategie, e al contrario moltissime vedono il proprio punto di forza nell’esprimere i sentimenti dei partecipanti o nel mostrare la crescita degli stessi assieme ai loro Pokémon.
Questo genere di strutturazione dei combattimenti viene spesso utilizzato negli anime shonen, ecco perché sono contento che Pokémon abbia iniziato a farne uso molto più spesso. A tal proposito, tre sono le lotte che vorrei citare maggiormente: “Ibis VS Suiren”, ossia la tipica situazione dove a sfidarsi sono personaggi che hanno sviluppato un rapporto preciso nel corso della storia; “Ash VS Kukui”, che può essere interpretato come il confronto padre-figlio che avviene alla fine di ogni anime; e infine “Ash VS Guzman”, dove a battersi sono un protagonista e un antagonista soprendentemente simili eppure in contrasto: questo perché, dall’utilizzo di strategie calcolate o di uno stile di lotta freddo e brutale, sino alla condizione di eterno secondo, Guzman sembra una sorta di versione “negativa” di Ash.
Tuttavia ho messo in chiaro questo dettaglio solo perché mi sembrava interessante ed è stato ripreso da tantissimi nella community, quando in realtà credo sia tutto un caso; certo, gli autori potrebbero aver raccolto davvero una simile idea una volta studiato il personaggio nei giochi, ma è palese come il vero fulcro del match sia stata la forte componente psicologica, resa soprattutto attraverso vari flashback – e comunque anche l’idea di scontri che mettono in primo piano backstories e sviluppi psicologici costituisce una grande innovazione per la serie Pokémon.
Purtroppo vi sono anche diverse lotte riuscite male, soprattutto a causa di un certo fattore: le mosse Z.
Se da un lato vi sono situazioni in cui è giustificata la vittoria, tipo a seguito del Panciamburo di Hariyama o in casi dove la differenza tra gli avversari è fin troppo elevata, d’altra parte quasi sempre esse condizionano massicciamente l’esito dello scontro: pochissimi sono i casi in cui una mossa Z viene schivata o contrastata, e sì, essendo meccaniche specifiche tecnicamente non è possibile avere “troppa inventiva” (non è che le mosse Z possono essere sferrate a mezz’aria o sottoterra come succede con gli attacchi normali, perché ciò andrebbe contro il concept dei giochi), ma ho avuto comunque l’impressione che sul versante delle battaglie Sun&Moon sia stata spesso ripetitiva e prevedibile; e casi come il Lurantis Dominante – per chi non se lo ricordasse abbattuto da una “Carica Travolgente” a seguito di Sintesi –, “Marowak VS Electivire” – dove quest’ultimo viene sconfitto nonostante la pioggia – e “Rowlet VS Dartrix” (talmente rapida come battaglia da non suscitare niente) non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.
Vi sono sempre state lotte eseguite non tanto bene nell’anime, ma è curioso come stavolta vi sia una specie di “comune denominatore”: a prescindere se ottimali o meno, gran parte dei combattimenti finisce sempre allo stesso modo e risulta quindi prevedibile. Inoltre, andando nello specifico le lotte precedentemente menzionate presentano anche dei difetti particolari oltre al problema delle mosse Z: Lurantis utlizza costantemente lo stesso attacco rimanendo in una sola posizione, e per un Pokémon Dominante una coreografia tanto scarsa lascia a desiderare; ed Electivire non sembra subire nessun danno dall’avversario, quindi chiudere con una “Fiammobomba Detonante” in queste condizioni è piuttosto forzato.
Ci sono poi lotte che semplicemente non hanno funzionato, tra cui: la quarta Grande Prova, che mancava di solidità; la già citata sfida contro il Raticate Dominante, la quale semplicemente presenta un finale più comico che altro con Mimikyu che, da solo, è in grado di one-shottare Raticate – e lo so, non è che ci si possa aspettare granché dal trio Team Rocket, ma considerato quanto i protagonisti fatichino per superare simili ostacoli questa vittoria appare decisamente discutibile; e infine c’è l’incontro tra Lylia e Iridio alla Manalo Conference, il quale sebbene mostri una crescita solida da parte della protagonista, contemporaneamente risulta troppo corto: se l’idea era di chiudere la storia di Lylia e Bianchino, erano necessari più richiami e citazioni alle loro esperienze.
Infine, nota negativa (purtroppo) per le cosiddette “lotte tra rivali” di Ash e Iridio. Non fraintendetemi, le ho trovate sempre intense e piene d’azione, ma il fatto è che, escludendo la finale della Lega Pokémon, in esse sono presenti alcuni intermezzi (vuoi Nebulino che piange e Lycanroc inzuppato, vuoi il dialogo tra Hapi e Lylia) che influiscono sulla narrazione rendendo il tutto non coinvolgente quanto dovrebbe essere; per fare paragoni, la primissima lotta tra Ash e Guzman, in soli 3 minuti e 50 secondi, ha un impatto maggiore rispetto a tutt’e tre gli scontri avvenuti sino a quel momento: la coreografia scorre senza interruzioni di nessun tipo, il ché (unito a OST e animazioni) trasmette una certa drammaticità dall’inizio alla fine.La storia
E giungiamo a quello che reputo l’aspetto più controverso di tutta la serie. Voglio essere sincero e dire in tutta franchezza che non ho alcun rimpianto in merito a Sun&Moon, perché ci sono molti aspetti che ho apprezzato; tuttavia, al tempo stesso credo che l’anime sia inciampato in errori imbarazzanti da non ripetere mai più.
Cominciamo elencando i lati positivi. La prima cosa che mi viene in mente è come la serie mi abbia spesso dato l’impressione di essere studiata a fondo: il world-building e la continuità affrontati nella prima parte, così come la presenza di storie scritte per ciascuno dei personaggi e i loro Pokémon, consentono di creare una struttura ordinata dove tutto è connesso; ogni singolo dettaglio, anche il più piccolo o apparentemente insignificante, verrà ripreso più volte cosicché trame e sottotrame giungono alla fine tornando spesso sui propri passi, tra richiami e citazioni.
L’ultimo scontro tra Torracat e Incineroar, dove quest’ultimo blocca l’avversario in una maniera molto simile alla loro prima lotta; i protagonisti che salutano Ash nello stesso modo in cui l’hanno accolto al suo arrivo, con la “Sorpresa di Alola”; e via via tante altre situazioni dimostrano come gli eventi di questa generazione siano spesso ragionati e gestiti in maniera certosina.
Alla fine della fiera, SL traccia dal Day 1 sino alla conclusione il solo racconto di tante persone che vivono la propria quotidianità al fianco dei mostriciattoli tascabili, affrontando tutti esperienze diverse ma condividendole sotto il cielo di Alola, in maniera non troppo diversa da quel che vediamo nei giochi attraverso il Team Skull, l’Ultrapattuglia o la Fondazione Aether. La puntata finale rispecchia a pieno quanto detto: è un momento di separazione per tutti quanti, una grande famiglia si divide e i membri guardano al proprio futuro con un po’ di tristezza; tuttavia, ciascuno riesce a mandare giù gli addii e va avanti per la propria strada senza dimenticare quanto ha vissuto.
Inoltre il messaggio più importante dell’episodio è indubbiamente “grazie”. Ibis ringrazia Shaymin per esserle stato accanto; Lylia ringrazia Ash per il suo aiuto con i Pokémon; il Team Rocket ringrazia Bewear per averli accuditi fino a quel momento; Kukui e Magnolia ringraziano Ash per essere stati con loro; e Ash ringrazia Alola per tutte le emozioni che ha provato e tutti gli amici che ha conosciuto.
Aprendo una piccola parentesi personale, se devo essere sincero, l’unica delle scene sopracitate a non avermi fatto né caldo né freddo è stata quella tra Ibis e Shaymin, e questo perché è stato un addio acceleratissimo e forzatamente inserito negli ultimi istanti: letteralmente un minuto e dieci secondi, tra cui quaranta secondi per il passaggio alla Forma Cielo e solo trenta per l’effettivo saluto.
Ma per il resto ho apprezzato davvero tutto: posso dire con certezza che la già citata “Sorpresa di Alola” mi ha quasi fatto piangere, e le parole di Lylia verso Ash sono state anche un’interessante rimando al finale degli originali SL, dove il personaggio intende confessare i propri sentimenti al giocatore.
C’è poi anche la Lega di Alola in linea con quel che ho affermato, essendo un arco che coinvolge tutti i personaggi principali e secondari e conferisce a ognuno il proprio momento per brillare; ma come precedentemente menzionato, ho già avuto modo di parlare a fondo di questa saga.
E visto che ho citato i giochi, passiamo ora al secondo aspetto che ho apprezzato della trama: la sua fedeltà ai titoli per 3DS.
Non credo di esagerare quando dico che SL ha ripreso davvero tantissimi elementi dai giochi originali, e moltissimi sono i casi dove, rispetto agli stessi giochi, le cose sono state gestite persino meglio nonostante qualsivoglia modifica; ho già parlato a fondo della famiglia Aether o del Giro delle Isole sotto questo punto di vista, ma analogo discorso si può riservare alle Ultracreature: da Buzzwole che flette i muscoli per comunicare, passando soprattutto per Nihilego che fa emergere le ossessioni e i desideri più remoti per mezzo delle neurotossine, sino a Guzzlord che devasta una Mele Mele alternativa, pochissimi sono i casi dove tali creature hanno poco da offrire e invece molti sono quelli dove la loro storia e la loro caratterizzazione vengono sviluppati egregiamente. In particolare, le due puntate ambientate nel’Ultragglomerato mostrano in maniera eccellente numerose tematiche di spessore che sul Nintendo 3DS, purtroppo, non sono state eseguite in maniera corretta: la devastazione della natura da parte dell’uomo, la crisi post-apocalittica e le dimensioni parallele.
Ma non è solo questo ciò che di positivo hanno gli episodi incentrati sulle Ultracreature. Essi riescono infatti in ciò che GF non aveva fatto, ossia mostrare interazioni concrete tra i Pokémon delle altre dimensioni e i protagonisti nelle vesti di Ultraprottetori; senza contare inoltre che, pur ammettendo l’assenza di Bellocchio e Alberta a spiegare il tutto, la natura di questi esseri quali creature smarrite e spaventate risulta evidente fin da subito grazie alle azioni da esse svolte: si capisce immediatamente, per esempio, che Buzzwole sta cercando di adattarsi a ciò che lo circonda ma non vuole ferire nessuno, e questo pure senza spiegazioni dirette.
Infine, molto interessante la scelta di evitare scontri e battaglie all’interno di gran parte delle puntate: ennesima dimostrazione in questa serie del fatto che è possibile creare storie affascinanti senza necessariamente affidarsi all’azione, bensì focalizzandosi sui personaggi e le loro interazioni. Purtroppo colgo l’occasione per dire che, nonostante tutto, le puntate degli Ultraprotettori si sono rivelate piuttosto deludenti, non riuscendo quasi mai a mostrare una situazione di effettiva pericolosità: per esempio Blacephalon e Xurkitree vengono inseriti in un contesto per niente solido e semplicemente ridicolo, mentre Stakataka forse diventa pericoloso quando si adira, ma l’episodio in sé è piuttosto piatto e per nulla entusiasmante.
L’unica puntata a suscitare una certa tensione in maniera logica risulta essere quella dedicata a Celesteela, dove i protagonisti scoprono che, qualora questi riuscisse a prendere il volo, inevitabilmente i suoi razzi causerebbero un incendio, e quindi la seconda metà dell’episodio diviene una corsa contro il tempo per aiutare UC 04 Propulsus e al tempo stesso prevenire la distruzione della foresta; una storia solida nella sua semplicità, ed è un peccato che non tutti gli episodi siano stati gestiti altrettanto bene.
Ultimo ma non per importanza, decisamente riusciti risultano essere i tre archi narrativi dedicati al Giro delle Isole di Akala, Ula Ula e Poni: il primo conferisce più spazio a determinati personaggi; il secondo invece si muove lungo una direzione tradizionale, risultando la classica situazione in cui Ash prosegue nel suo viaggio, ma deve allenarsi maggiormente; e infine il terzo riesce a mostrare progressi significativi per ben quattro protagonisti su sei, mentre al tempo stesso introduce e sviluppa brillantemente un personaggio del tutto inedito e getta le basi per una futura storyline di Lylia e Iridio.
Ovviamente vi sono difetti più o meno evidenti in questi archi, tra Prove realizzate in maniera poco decente o alcune parti accelerate, tuttavia ciascuno di essi riesce a comunicare una storia precisa.
Cos’è allora che non ho apprezzato? A mio avviso, nei momenti focali la storia non è sempre stata gestita correttamente, e questo perché l’anime ha avuto spesso difficoltà nel bilanciare il tono leggero e comico che contraddistingue questa generazione; in molti tendono a passare sopra questo aspetto, sostenendo che tale è la direzione intrapresa dall’anime o che sia giusto cercare di attirare il pubblico infantile, ma a loro io risponderei con una domanda: avete presente le tre puntate incentrate sulla morte di Stoutland, Minior e la madre di Ibis?
Tali episodi mostrano la volontà da parte dello staff di rivolgersi a chi segue la serie da tempo, e io mi chiedo: se tale volontà esiste, perché non mantenerla quando si cerca di adattare la storia dei titoli originali, uno dei momenti a cui il pubblico è più interessato? Ecco cosa intendo quendo parlo di errori imbarazzanti, perché non riesco a concepire come, dopo vent’anni, non si agisca in una maniera così semplice.
Partiamo dall’Aether Arc. Ho trovato molto interessante l’idea di sfruttare lo schema “slice of life” per analizzare meglio i sentimenti dei personaggi e le interazioni tra di essi, dando vita a puntate dal tono più “introspettivo” o che forniscono un quadro completo delle vicende emotive e psicologiche vissute dai protagonisti: il rapporto tra Kukui e Magnolia, per esempio, è stato ben gestito dall’inizio alla fine (culminando nel matrimonio), ho già spiegato a sufficienza come si è evoluta la situazione per Lylia, Iridio e Samina, e anche se Nebulino è rimasto per poco tempo vi sono stati comunque dei sinceri momenti di legame.
Il problema però è che, al di là di tali contenuti, la trama degli stessi episodi risulta spesso piatta e rallenta la narrazione dell’intero arco: si passa da scene intense e tematiche forti, quali per esempio l’incontro tra Ash e Nebulino nella foresta o il trauma di Lylia, a gag fuori posto e puntate semplicemente noiose;
inoltre, a partire dall’apparizione di Nihilego la storia subisce un evidente acceleramento che causa non pochi problemi: la parte ambientata nell’Ultramondo è gestita piuttosto male, tra combattimenti mediocri e l’introduzione all’AshPikachiumZ quale “Deus ex machina”, scelta narrativa forzatissima e decisamente anticlimatica; e soprattutto l’intera lore in merito a Solgaleo, Lunala e il loro legame con i Tapu viene completamente ignorata e lasciata alla nostra interpretazione, generando veri e propri buchi di trama che non verranno mai risolti.
Successivamente le cose migliorano con il Necrozma Arc: non solo fin dall’inizio vi è una maggiore attenzione alla lore, ma addirittura il Pokémon Prisma, rispetto ai giochi, viene inserito all’interno di una contestualizzazione più logica (al contrario dell’UltraMegalopoli) e persino religiosa, essendo parte del mito della creazione e definito quale la creatura che diede luce e vita tanto ad Alola quanto alla dimensione dei Poipole.
Di qui però due grossi difetti. Innanzitutto SL non riesce ancora una volta a bilanciare commedia e serietà, mostrando adulti che per motivi sconosciuti appaiono pigri e svogliati; e ciò non solo risulta essere noioso, ma costituisce anche:
1) una perdita di tempo, dal momento che preziosi minuti sarebbero potuti essere sfruttati per dare maggiore enfasi alle battaglie o approndire la storia dei Poipole, la quale è infatti solida ma al tempo stesso dà l’idea di essere stata leggermente accelerata;
2) un dettaglio incoerente con la lore dello Splendente: perché mai il risucchio dell’Ultraenergia dovrebbe causare un affaticamento degli esseri umani cresciuti?
E parlando della lore, purtroppo anche quest’arco narrativo presenta comunque delle parti poco chiare. Questo perché l’anime dichiara che “lo Splendente conferì al mondo la luce e un misterioso potere”;
ora, se avete giocato ai giochi sapete che Necrozma diffuse il Potere Z in tutta Alola, ma dal momento che l’anime è un adattamento dei titoli e quindi essere fedele a essi, io credo sarebbe stato il caso di ufficializzare la cosa pure in una sequenza animata – il ché non è successo.
Forse penserete sia un dettaglio da niente, ma anime e videogioco sono differenti tra loro e l’anime possiede in qualche modo la propria storia; dunque sarebbe giusto, una volta gettate determinate basi per la trama, approfondirle propriamente. Un altro problema si ha durante una scena in cui Lunala, a seguito della battaglia contro Necrozma, si ritrova privo di energie ma viene “guarito” grazie al Potere Z: appena una puntata prima Magnolia aveva spiegato come Potere Z e Ultraenergia fossero effettivamente correlati, quindi in teoria non è difficile comprendere che il Pokémon leggendario si è ripreso perché esposto a un energia favorevole; ma lasciare che un evento simile accada negli ultimi secondi della puntata rende lo stesso evento fin troppo velocizzato, e di conseguenza esso perde quell’impatto che dovrebbe avere.
Infine, parlando proprio del Potere Z, c’è una cosa che non ho mai capito: perché i Pokémon Protettori sono capaci di influenzare l’attivazione dei Cristalli Z? Se davvero il Potere Z è stato diffuso per merito di Ultra Necrozma, allora vuol dire che tra il Pokémon leggendario e le quattro divinità c’é qualche connessione speciale, magari stabilita proprio a seguito della creazione di Alola? Inutile dire che non lo sapremo mai.
In conclusione sia l’Aether Arc che il Necrozma Arc trattano temi interessanti, ma al tempo stesso mostrano diverse inconsistenze, non riuscendo a bilanciare un tono leggero, accelerando alcune fasi narrative e in generale lasciando alla pura interpretazione, senza nessun genere di chiarimento, parti essenziali della storia e della lore.
E un dettaglio degno di nota è il fatto che SL ha anche dimostrato di saper lasciare elementi di trama all’interpretazione senza necessariamente creare dei buchi. Mi riferisco al fenomeno dietro l’AshPikachium Z e alla storyline di Tapu Koko, che sono stati “svelati indirettamente” durante l’ultimo episodio della Lega di Alola: per quanto concerne il Cristallo Z, era presumibile già da molto tempo che a innescare la trasformazione fosse un sentimento ben preciso provato da Ash e Pikachu, e questo perché ogni volta accadeva durante una puntata incentrata principalmente sui due e che li vedeva affrontare un grosso ostacolo (Nihilego, Mimikyu e Tapu Koko); e adesso non solo vi sono le stesse condizioni, ma abbiamo pure modo di vedere una scena dove i due sincronizzano i propri pensieri estraniandosi da tutto il resto, e ciò conferma in qualche modo quanto era stato lasciato intendere – per di più, se nei primi due casi il Cristallo Z scompariva sempre a seguito della lotta, stavolta è possibile notare che rimane, come se l’amore e l’affetto nei confronti della regione siano sentimenti molto più forti rispetto alla mera volontà di vittoria, e per questo in grado di padroneggiare la mossa Z.
In merito a Tapu Koko, Hala interviene alla fine della battaglia con una frase: “Potrebbe questa lotta essere stata… la Grande Prova di Tapu Koko per Ash? No, suppongo possa essere vista come un esame finale!”.
Tale sentenza, se unita a quanto visto in precedenza, consente di rimettere insieme il puzzle e comprendere che Tapu Koko sia sempre stato interessato ad Ash (a questo proposito, come menzionato prima i due posseggono tratti caratteriali in comune) e l’abbia testato per comprenderlo; poi, sorpreso dal potenziale suo e di Pikachu, avrebbe iniziato a lottare contro di loro anche per un piacere personale, contemporaneamente affidando al protagonista compiti quali l’accudire Solgaleo e salvare l’Ultragglomerato perché consapevole delle sue qualità come persona; e infine adesso, quando ormai tutti i problemi sono stati risolti, il Protettore dell’isola si lancia in una lotta dal nulla perché desidera vedere quanto i suoi “rivali” siano cresciuti di fronte alla loro ultima sfida – e anche perché vuole semplicemente divertirsi, lo dimostra un certo sorriso.
Insomma non vi sono spiegazioni dirette, eppure stavolta ogni evento ha senso e può essere ricostruito in maniera logica. L’unico dettaglio che non verrà mai chiarito in merito a Tapu Koko è come egli abbia fatto a generare un portale, ai tempi, per l’Ultragglomerato, quasi mostrando una connessione con la sua controparte parallela; e questo purtroppo mi porta al secondo problema principale in merito alla trama di SL: siccome (presumibilmente) la Lega Pokémon ha tolto molti episodi alla serie, alcune storylines sono state tagliate.
La connessione tra Augusto e Giovanni e l’apparizione di Paver sono probabilmente stati pianificati sin dall’inizio, ma sappiamo come è andata a finire; e pure l’apparizione dei Guzzlord allo Stadio Manalo, risolta in maniera accelerata, potrebbe essere stata all’inizio programmata come qualcosa di più complesso – magari con il ritorno di Dia e quindi una chiarificazione del già citato problema con Tapu Koko.
Anche se con tutta probabilità le storylines mancate troveranno una conclusione durante il presunto ritorno ad Alola in Gen 8, tristemente dobbiamo considerare “Sole e Luna” come la prima serie dell’anime dalla trama effettivamente incompleta.Alla fine, ciò che rende controversa per me la trama di Sun&Moon è il fatto che essa possiede numerosi momenti e messaggi tra i migliori nell’intero anime; tuttavia, la storia in sé è spesso gestita piuttosto male, tra saghe e sottotrame abbozzate o non portate a termine.
E’ senza dubbio possibile godere di quanto si vede, tuttavia non è il caso di aspettarsi troppo.In definitiva, qual’è stata la mia esperienza con l’anime di “Sole e Luna”?
Al di là di qualsiasi discorso logico e analisi che vi ho proposto, è chiaro come la serie mi sia piaciuta, ma al tempo stesso che mi abbia dato davvero molto da pensare – più di qualunque altra generazione per dirla tutta.
Sarà che in questi tre anni le mie capacità di giudizio sono cambiate e migliorate, oppure che ho avuto modo di confrontarmi con tanti esponenti della community internazionale, ma alla fine sta’ di fatto che la mia esperienza non si può spiegare con semplici “mi è piaciuta”, “non mi è piaciuta” o “è stata decente…”. Qui si parla di aspettative sorprendentemente positive (vista la caratterizzazione dei personaggi o la qualità di alcuni episodi), smorzate tuttavia da un ritmo inizialmente lento, con momenti abbastanza buoni ma quasi nessuno stimolo ad eccezione delle puntate di Lylia, Litten o dello speciale per il ventesimo anniversario (guardando il quale ho capito che questa generazione puntava anche ai veterani); in seguito la serie comincia a ingranare dopo le prime trenta puntate, ma a dire la verità vi sono sia momenti in cui essa sembra migliorare (come l’arco ambientato ad Akala e gli episodi situati a Kanto), sia situazioni in cui mi annoio quasi subito, scene da *facepalm* come il pelo bagnato di Lycanroc ed episodi spesso altalenanti.
E solo dopo essere giunto a 80/90 puntate, quando nella mia testa SL appare quale un mix di episodi riusciti e idee discutibili, finalmente riesco a guardare tutto ciò che mi è passato davanti sotto una luce nuova (approfittando pure della pausa di ventiquattro giorni a seguito del Necrozma Arc), comprendendo meglio storytelling e profili dei personaggi; tuttavia, anche in queste condizioni non ho smesso di imparare riguardo a questo anime, né di scervellarmici sopra: delusione e persino rabbia per come alcune puntate sono state gestite; fraintendimenti e dubbi che ho avuto modo di correggere successivamente; paura di fronte a determinate anticipazioni; eppure, goia e passione in questo o quell’altro caso.
Nessuna serie in passato mi aveva messo in condizioni simili, tra visioni e rivisioni, a testimonianza di come Sun&Moon sia stata davvero un’esperienza piena di cambiamenti e unica per me – e suppongo per tutti quanti. Ora però che ho attraversato tutto questo, senza dubbio posso dire che è una delle mie generazioni preferite, anche se mostra alle volte di inciampare su delle banalità.
Per cui, beh… credo che la cosa migliore da fare sia chiudere il tutto con una singola espressione, la stessa che la community internazionale ha usato su Twitter poche settimane prima della conclusione: “Thank You SM”.
Se siete arrivati fino alla fine di questo percorso, allora voglio semplicemente ringraziarvi per aver letto tutto. Fatemi sapere con un commento qualunque cosa vogliate dire in merito a questa serie: che sensazioni vi ha dato, quali pensate siano pregi e difetti, e così via.
Grazie a tutti e arrivederci.24 Marzo 2020 alle 3:16 PM #85259A me sinceramente Pokemon SL ha fatto seriamente schifo… un oltraggio alla persona di ash, quello chi ci si aspetta da Pokemon non è sapere le vite dei compagni del protagonista ma far vedere le avventure di ash e compagni poiché sono quello l’anima di ogni serie TV dove con XYZ avevano trovato la forma perfetta dov’è avevano inserito avventura e amore insieme. Inoltre la grafica è quella che spaventa di più perché Pokemon va avanti da ormai 25 anni e ai bambini se interessa vanno a vedere la prima stagione, non fanno in modo che si appassionino i bambini per poi far disinteressare le persone che sono cresciute con Pokemon dal 1997, quindi dico le grafiche di SL andrebbero incenerite e andrebbero riprese assolutamente le grafiche di XYZ che erano assolutamente le migliori che si fossero mai viste e in più non supporto che vi sia un secondo protagonista come GO, per me ci dovrebbe essere solo ash sempre con in Pokemon XYZ o BN #soleelunafacagare #bisognatornareaXYZ
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