Diretta da Saori Den, Tetsuo Yajima e Daiki Tomiyasu (registi rispettivamente di Esplorazioni, XY e Sole & Luna), si tratta della prima serie animata senza Ash e Pikachu. Oltre all’assenza dell’iconico duo, però, un’altra novità rispetto al passato è la sua suddivisione in vari cour, ossia gruppi di episodi tra le 10 e 12 unità trasmessi a distanza di settimane l’uno dall’altro.
Il primo di essi, La partenza di Liko e Roy, è terminato il 23 Giugno e, in attesa che la saga riprenda questo 14 Luglio, vi proponiamo una recensione quasi completamente SPOILER FREE.
Premessa: Liko e Roy, un’avventura ai confini del mondo
La storia ruota attorno a due personaggi, Liko e Roy.
Introversa ed esitante, la prima è originaria di Paldea, ma si trova a Kanto per frequentare un’accademia. Avventuroso ed energico, l’altro vive invece su un’isola e sogna di viaggiare.
Ad accomunarli sono due oggetti misteriosi, rispettivamente un ciondolo per lei e una Pokéball antica per lui.
La trama inizia con l’incontro tra Liko e gli Esploratori, un trio di criminali interessati al ciondolo. Fuggendo lei s’imbatte nella squadra dei Locomonauti, un gruppo di Allenatori capitanato dal Professore Pokémon Friede e il suo compagno Capitan Pikachu, e poi in Roy; in una serie di eventi, Liko e Roy scoprono segreti sorprendenti legati ai propri portafortuna e, per comprenderli meglio, iniziano a viaggiare per il mondo come membri dei Locomonauti – braccati tuttavia dagli Esploratori.
La prima differenza rispetto all’epoca di Ash è l’insieme delle circostanze attorno al viaggio dell’eroe: se finora la serie animata ha visto i protagonisti lanciarsi all’avventura mossi dai loro desideri, e col tempo ostacolati da nemici che comunque non distoglievano troppo l’attenzione dagli obbiettivi primari, Liko e Roy vengono coinvolti in una faccenda più grande di loro stessi e sono costretti a difendersi di continuo per raggiungere i loro scopi.
Guardando invece alla struttura narrativa, il format sperimentato in Esplorazioni viene adattato a una formula inedita, che ripropone il concept del viaggio e al tempo stesso lo organizza in una maniera più concisa: quasi tutte le puntate di Orizzonti confluiscono cioè l’una nella successiva, formando vari archi che esplorano ambientazioni e personaggi e che vengono complimentati dalla summenzionata regia, incentrata sul senso di azione e avventura.
E novità più importante di tutte, pure gli episodi di transizione rientrano in sottotrame precise.
Questo cambio di rotta rende la serie più coesa e consente di sfruttare in modo più funzionale il concept di Esplorazioni; a tal proposito, ulteriore progresso rispetto a quest’ultima sta’ nel trattamento della Generazione attuale, che riceverà una decente rappresentazione pur non essendo il fulcro principale – compromesso fallito con Galar.
Un difetto della trama è però la lentezza della fase introduttiva, che mette in ombra concetti chiave: le lotte sono velocizzate o mostrate a spizzichi e bocconi, le catture sono assenti e l’arco di Paldea non inizia prima delle ultime puntate.
I personaggi della serie
Chiusa la parentesi sulla storia, Liko e Roy meritano un ulteriore approfondimento.
Interessante è come Roy mostri affinità caratteriali con Ash, ma sia solo il co-protagonista e il ruolo principale venga affidato alla più sfumata Liko. Per 25 anni Pokémon ha impostato la trama principale attorno a un personaggio creato secondo lo stereotipo dell’eroe, e risultante a volte poco appetibile per i fan cresciuti, in contrasto con i modelli comportamentali più complessi dei protagonisti secondari.
Con questo non s’intende sminuire la profondità di Ash, ma solo dire che quest’inversione di ruoli da’ un taglio più adulto alla serie; come se non bastasse, pur essendogli stata affibbiata una personalità più stereotipata, neanche Roy è scritto con pigrizia: sia lui che Liko mostreranno evidenti lacune e reagiranno alle situazioni in una maniera naturale per la loro età, in alcuni persino di più rispetto ai precedenti protagonisti.
Ad esempio, se nel primo episodio il coraggio di Ash lo porta a rischiare la vita senza pensarci due volte, i bambini sono all’inizio terrorizzati al pensiero di trovarsi di fronte dei malintenzionati.
Blocchi e lacune verranno superati grazie ai loro Pokémon, il ché alla fine costituisce il messaggio principale di Orizzonti: i mostriciattoli tascabili simboleggiano sentimenti, desideri e persone care, in una storia di formazione su come aggrapparsi a queste cose per poter percorrere la propria strada.
Non si spazia troppo tra il resto del cast per evitare spoiler, ma una menzione d’onore va a Friede e gli Esploratori.
Tra un Allenatore con un Pikachu come compagno e un trio di cattivi interessati al personaggio principale, il paragone con Ash e il Team Rocket risulta inevitabile; eppure, come per l’inversione di ruoli ci sono aspetti che suggeriscono un taglio più maturo.
Come Kukui e Dandel, Friede offre uno spunto di riflessione su un’ipotetica versione adulta di Ash: è spericolato e appassionato, ma si mostrerà saggio e cauto nelle necessità.
La differenza con le figure di Alola e Galar è che viene contestualizzato come protagonista, ed è quindi la prima figura adulta con un ruolo principale.
Nel caso degli Esploratori si parla di caratterizzazione: Orizzonti rigetta il modello Super Sentai di Jessie, James e Meowth, optando per antagonisti senza scrupoli.
Parallelismi e differenze definiscono un’idea di successione spirituale: la Nona Generazione continua ad evolversi rispetto all’era precedente, ma non senza renderle omaggio.
Discussioni sul comparto tecnico
Lo stile artistico non ha subito molti cambiamenti da Esplorazioni e la grafica appare ottimale. Spiccano in particolare le scene d’azione, rese anche grazie all’inclusione di telecamera 3D e CGI massiccia, ma pure il lato espressivo dei disegni si versa a molteplici situazioni.
Le colonne sonore sono un eccellente mix tra OST prese dai giochi e canzoni inedite.
Considerazioni finali
Orizzonti Pokémon ha iniziato con il piede giusto. Rispettoso dell’eredità che si porta dietro e al tempo stesso intenzionato a non farsi condizionare troppo, l’anime percorre una strada tutta nuova, contraddistinta da personaggi più definiti, una premessa più matura e una narrazione più concisa.
Per quanto l’assenza di Ash resti scioccante e sia difficile abituarsi, è anche vero che proprio come lui bisogna cominciare un nuovo viaggio: se lo staff della serie ha trovato il coraggio di chiudere un’era, il pubblico deve trovare il coraggio per allontanarsi dal passato e salire sulla nave dei Locomonauti, diretta verso quella che si prospetta essere l’avventura più ambiziosa di sempre.